Gli interessi sulle gare di Soresa

Gli interessi sulle gare di Soresa
Gli interessi sulle gare di Soresa

CASERTA – I tentacoli di Nicola Ferraro si sarebbero potuti distendere fino ad avvinghiare i servizi gestiti dalla So.Re.Sa. (Società regionale per la sanità). E per verificare se ci sono stati o meno queste collisioni, la Direzione distrettuale antimafia di Napoli ha acceso i riflettori su Massimo Sibilio, funzionario che proprio per la So.Re.Sa. ha avuto incarichi di Rup in diversi progetti di gara. Se Sibilio ha richiamato l’attenzione dei carabinieri, delegati ad indagare dal pubblico ministero Maurizio Giordano, è perché il 30 maggio scorso ha incontrato Vincenzo Agizza e il nipote Domenico Romano, ritenuti dagli investigatori uomini di fiducia di Nicola Ferraro. Si videro presso il ‘Bar Gandhi al 26’ di Pomigliano d’Arco. Anche il 5 luglio Sibilio incontrò Romano, ma in quell’occasione con lui c’era Paolo Onofrio. I militari dell’Arma hanno perquisito la sua abitazione e gli uffici da lui usati perché ritengono possibile che possa detenere delle tracce legate al proprio rapporto con Romano e con Onofrio. Una relazione che, ipotizzano gli inquirenti, potrebbe essere stata finalizzata a procurare, sfruttando gli incarichi di Rup svolti, appalti alle ditte riconducibili o ‘amiche’ a Nicola Ferraro.

La So.Re.Sa. è una società strumentale, costituita dalla Regione Campania, per la realizzazione di azioni strategiche finalizzate alla razionalizzazione della spesa sanitaria. Inoltre, dal 2014 è un soggetto aggregatore “che aggiudica appalti pubblici o conclude accordi quadro di lavori, forniture o servizi destinati non solo a favore delle Asl e Ao della  Campania, alle società partecipate in misura totalitaria della Regione Campania, ivi comprese quelle in house, ad eccezione di Eav Srl e di Sviluppo Campania Spa, per gli enti anche strumentali della Regione, diversi da quelli del trasporto su ferro e su gomma, per gli enti locali e per le altre pubbliche amministrazioni aventi sede nel medesimo territorio”. Insomma, ha un enorme potenziale economico e imprenditoriale e agendo nel sistema sanitario andrebbe, per alcuni tratti, ad affrontare interessi che, secondo la Dda, sono collimanti con quelli che avrebbe perseguito l’ipotizzato sistema criminale messo in piedi da Nicola Ferraro. Tra gli incontri documentati dalla Procura ce n’è anche un altro che riguarda personaggi vicini al mondo della sanità campana. Quello intercettato anche all’Holiday Inn di Napoli, al quale c’erano, con Domenico Romano, segnala la Procura, anche Angelo Montemarano, ex assessore regionale della giunta Bassolino, ex direttore dell’Arsan, le cui funzioni sono state ereditate da Soresa, e dirigente dell’Asl Napoli, totalmente estraneo all’inchiesta, e l’esponente centrista Luigi Bosco.

I contatti con uomini legati ai clan napoletani

Nell’inchiesta della Dda legata alla cerchia di Nicola Ferraro spuntano anche contatti con personaggi legati alla malavita napoletana. Domenico Romano viene indicato dai magistrati come una figura imprenditoriale legata in qualche modo ai movimenti del clan Nuvoletta, e avrebbe in un incontro documentato dalla Procura consegnato del denaro a favore di Luigi Ferraro, a Carinaro. Tanti gli appuntamenti di Romano intercettati dagli investigatori.  Tra questi uno avvenuto a Brusciano nel 2022 con Crescenzo Castiello e Umberto Frattini, quest’ultimo non indagato ma ritenuto un uomo vicino al clan Mariano dei Quartieri Spagnoli, cosca duramente colpita negli ultimi anni dalle inchieste a seguito della collaborazione con la giustizia dell’ex boss Marco Mariano. La Procura vuole vederci chiaro su quell’incontro per verificare se gli interessi di Ferraro potessero coincidere con quelli della cosca del centro storico. Ma non è finita. Una rete di relazioni che finisce, secondo l’impianto investigativo, in qualche modo per tornare sempre a Nicola Ferraro e alla sua famiglia. Indagini accurate per comprendere se il sistema degli appalti pubblici è stato attaccato dagli interessi della malavita. Indagini che vanno avanti e che daranno la possibilità a tutte le persone coinvolte di chiarire ogni aspetto.

Gli appuntamenti fissati attraverso vecchi telefoni in luoghi senza videosorveglianza

Un altro aspetto interessante emerso dall’inchiesta della Dda sugli appalti è il sistema con cui venivano mantenuti i contatti tra gli imprenditori inseriti nel ‘sistema Ferraro’. Secondo la Procura, infatti, uno degli indagati, Antonio Moraca, un agente di commercio di prodotti per la sanificazione, sarebbe il vero e proprio ‘alter ego’ di Nicola Ferraro. Era lui, secondo i magistrati, a tenere i contatti e poi a relazionare a Ferrato attraverso una seria di appuntamenti fissati con telefoni non di ultima generazione, utilizzati per chiamare un solo interlocutore. Incontri che avvenivano, stando alla ricostruzione della Procura, in orari sempre differenti, fissati quasi sempre all’ultimo momento e in luoghi privi di impianti di videosorveglianza privata. Per discutere lontani da occhi indiscreti. Incontri che, però, non sono sfuggiti alla lente dei magistrati. 

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