Inflazione: a luglio rallenta negli Usa, ma cresce nel resto del mondo

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MILANO– Rallenta la corsa dell’inflazione negli Stati Uniti, con il dato di luglio invariato rispetto al mese precedente e un +8,5% su base annua rispetto al 9,1% di giugno. Un risultato migliore delle previsioni che, per gli analisti, è “un grande miglioramento”, commenta Michael Metcalfe, Head of Macro Strategy di State Street Global Markets, che “se si ripetesse in agosto, potrebbe ridurre la pressione sulla riunione di settembre della Fed”. “Se un ribasso dell’inflazione statunitense dovesse essere rilevato anche nei prossimi mesi, il mercato si aspetterebbe sicuramente una revisione della politica monetaria della FED perlomeno con un rialzo dei tassi molto più “soft” (50 pb) rispetto ai 75 punti base previsti dal consensus”, è la valutazione di Federico Vetrella, Market Strategist di IG Italia. Intanto esultano a ruota i mercati, con Wall Street in netto rialzo, capace di trainare anche gli indici europei, che da Londra a Parigi – passando per Francoforte e Milano,che chiude a +0,95% – si affermano in territorio positivo.

Nel resto del mondo, i dati non sono in linea con quelli statunitensi. Nell’altra superpotenza economica globale, la Cina, l’inflazione ha toccato a luglio il 2,7% su base annua, massimo da luglio 2020, soprattutto a causa dell’aumento dei prezzi dei generi alimentari. Pesa invece soprattutto la crescita dei prezzi energetici nel +7,5% su base annua che fa segnare l’inflazione in Germania, dove le politiche di riduzione dei prezzi dei carburanti e i tagli alla spesa per i trasporti pubblici hanno però avuto impatto nel mitigare la spinta rialzista. I prezzi al consumo crescono molto anche in paesi come Danimarca (+8,7%) e Norvegia (+6,8%).

L’inflazione aumenta anche alle nostre latitudini. In Italia il rialzo di luglio è stato pari allo 0,4% su base mensile e al 7,9% su base annua. Incide su questa crescita soprattutto quella dei prezzi dei beni alimentari: il costo del cosiddetto ‘carrello della spesa’ segna infatti un rialzo pari al +9,1%, “un aumento che non si osservava da settembre 1984”, spiega l’Istat. Con la Coldiretti che a sua volta stima rincari per circa 564 euro in più a famiglia.

Dati che provocano l’immediata reazione delle associazioni dei consumatori. Il Codacons parla di “emergenza nazionale”, invitando il governo a tagliare immediatamente l’Iva sui beni primari. Mentre per l’Unc si tratta di “un disastro che dissangua sempre di più gli italiani”.

Di Michele Mastandrea

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