Kosovo, Borrell: “E’ tempo di normalizzare le relazioni con la Serbia”

I leader di Serbia e Kosovo si sono incontrati a Bruxelles per un altro tentativo, mediato dall'Unione Europea, di risolvere le questioni ancora aperte tra i due Stati rivali che hanno fatto salire le tensioni nei Balcani.

Ucraina-Russia, Il capo della politica estera dell'Unione europea Josep Borrell parla durante un comunicato stampa sull'Ucraina, (Kenzo Tribouillard, foto in piscina tramite AP)

BRUXELLES – I leader di Serbia e Kosovo si sono incontrati a Bruxelles per un altro tentativo, mediato dall’Unione Europea, di risolvere le questioni ancora aperte tra i due Stati rivali che hanno fatto salire le tensioni nei Balcani. Il capo della politica estera dell’Ue Josep Borrell, parlando prima dell’incontro tra il presidente serbo Aleksandar Vucic e il primo ministro del Kosovo Albin Kurti, ha detto che “le recenti tensioni nel nord del Paese hanno dimostrato ancora una volta che è tempo di procedere verso una piena normalizzazione” delle relazioni tra i due Stati. “Mi aspetto che entrambi i leader siano aperti e flessibili per trovare un terreno comune”, ha twittato Borrell. Il Kosovo è un’ex provincia della Serbia. Belgrado che si è rifiutata di riconoscere la dichiarazione di indipendenza di Pristina nel 2008, avvenuta dopo che un intervento guidato dalla Nato nel 1999 ha fermato la sanguinosa repressione serba contro la maggioranza degli albanesi del Kosovo. L’Unione Europea ha supervisionato anni di colloqui per normalizzare i loro legami, affermando che questo è uno dei principali prerequisiti per l’eventuale adesione al blocco di 27 nazioni. Anche prima dell’inizio dell’ultima tornata di colloqui, giovedì, Vucic aveva espresso pessimismo sul fatto che l’incontro avrebbe prodotto un risultato importante. “Spero in una soluzione, anche se non ci credo”, ha detto Vucic su Instagram.

 Le ultime tensioni tra Serbia e Kosovo sono aumentate alla fine del mese scorso, quando il governo di Kurti ha dichiarato che i documenti d’identità e le targhe dei veicoli serbi non sarebbero più stati validi sul territorio kosovaro. La minoranza serba, che vive soprattutto nel nord del Paese, ha reagito con rabbia, erigendo posti di blocco, e sparando in aria e in direzione degli agenti di polizia del Kosovo. Nessuno è rimasto ferito. Sotto l’apparente pressione dell’Occidente, Kurti ha rinviato l’attuazione della misura di un mese, al primo settembre. La Serbia e i suoi alleati Russia e Cina non riconoscono l’indipendenza del Kosovo, sostenuta dagli Stati Uniti e dalla maggior parte degli altri Stati occidentali. In Occidente si teme che la Russia possa incoraggiare la Serbia a un intervento armato nel nord del Kosovo che destabilizzerebbe ulteriormente i Balcani e sposterebbe almeno in parte l’attenzione dalla sua guerra in Ucraina.

LaPresse

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