La Dda: arrestate il suocero di Schiavone

E’ deceduto a febbraio, era il padre della moglie del fratello di Sandokan

Antonio Schiavone (non indagato)

CASAL DI PRINCIPE – Il suocero del fratello del capo dei Casalesi Francesco Schiavone Sandokan era coinvolto nell’inchiesta sulla camorra di Giugliano dei Mallardo. La Procura ne aveva ordinato l’arresto prima della morte. Il gip del tribunale di Napoli ha rigettato la richiesta per il 74enne nel frattempo deceduto. Il 16 febbraio scorso i funerali di Salvatore Sestile, padre della moglie di Antonio Schiavone, fratello di Sandokan, sono stati vietati per motivi di ordine pubblico. L’uomo era coinvolto nell’inchiesta che il sette giugno scorso ha portato al blitz contro il clan Mallardo, attivo a Giugliano in Campania, organizzazione componente della cosiddetta Alleanza di Secondigliano (insieme con il clan Licciardi e il clan Contini). Sono state 25 le persone arrestate dalla Dia di Napoli alle quali la Procura di Napoli contesta, tra l’altro, i reati di associazione per delinquere di tipo camorristico. Nei confronti degli indagati (per 17 persone il gip di Napoli ha disposto il carcere, per le restanti 8 gli arresti domiciliari) gli inquirenti contestano, a vario titolo, anche il reato di estorsione, detenzione e porto abusivo di armi da fuoco, false attestazioni in atti destinati all’autorità giudiziaria, favoreggiamento personale, fittizia intestazione di beni, impiego di denaro di illecita provenienza, autoriciclaggio, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, delitti, tutti, aggravati dal metodo mafioso. Per la Dda di Napoli Sestile avrebbe avuto il ruolo di individuare le attività imprenditoriali da sottoporre a estorsione. L’indagine si fonda tra l’altro sulle dichiarazioni di diversi collaboraori di giustizia alcuni dei quali ex esponenti della camorra dei Casalesi. E’ il caso di Luigi Diana detto ‘o manvolae, Salvatore Venosa, Francesco Della Corte, Gaetano Vassallo, Oreste Spagnuolo, Attilio Pellegrino, Massimo Amatrudi. Per Sestile la procura antimafia aveva chiesto l’arresto in carcere per l’ipotesi di reato di associazione mafiosa.
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