La lezione di Pericle

Vincenzo D'Anna, ex parlamentare

Non erano poche le cose che non comprendevo da studente. Per fortuna ho sopperito a molte di quelle lacune cognitive con la lettura e l’apprendimento extra-scolastico. Una delle cose che fino a qualche anno fa mi era rimasta incompresa era l’espressione presente sui libri di storia “decadenza dei costumi”, quella particolare condizione che innesca la progressiva decadenza fino alla scomparsa di intere entità geopolitiche, anche di vaste dimensioni ed estensioni territoriali, come accaduto, ad esempio, con l’impero romano. Pensavo alle cause militari ed economiche, ai sommovimenti sociali, agli aneliti di libertà dei popoli oppressi, identificandole come la causa scatenante dell’erosione continua delle istituzioni legislative e politiche che in passato avevano dettato legge dall’alto dell’autorità e delle funzioni ad esse istituzionalmente conferite, nonché dell’autorevolezza riconosciuta dal popolo a coloro che le governavano. Ho dovuto aspettare questo primo scorcio del nuovo secolo per comprendere appieno gli errori. La decadenza non riguarda una sola istituzione oppure gli uomini che la governano. Essa non è il frutto di una sconfitta militare, non un tracollo economico e men che meno un cataclisma naturale.

La decadenza di una Nazione dipende, invece, dal generale scadimento di tutta la società, sia nella parte pubblica che in quella privata dei singoli individui. È un collasso generale che investe tutti gli uomini, diminuendone i saperi, ottenebrandone l’idealità, cancellando i valori distintivi di un popolo, fino a rendere le nuove generazioni immemori di come sia stata garantita loro un presente di agiatezza nel quale si declinano sempre i diritti senza osservare i doveri. La mollezza fisica e morale, l’ignoranza storica, la societò che assegna un prezzo ma non un valore alle cose, scivola ignara verso il baratro. Sono questi i giorni nei quali si avverte la decenza dell’Italia, il dolore e la paura degli italiani, l’insicurezza e la diffidenza verso i vecchi ed i nuovi governanti, innanzi ad un morbo che azzanna alla gola i territori della Lombardia, la regione più prospera della Nazione. Un turbinio di notizie tanto allarmanti quanto, in parte, taroccate, ci investe e ci condiziona, con divieti che arrivano a toccare finanche le nostre libertà personali relegandoci forzosamente in casa ed impedendoci finanche la libertà di passeggiare. E tuttavia sono venuti lo stesso il panico e lo sconcerto di un popolo che per anni si era illuso di poter avere tutto garantito dallo Stato che, con la leva del debito pubblico, ha accontentato i contemporanei accollando i debiti ai posteri.

Sono stati proprio quei debiti ad aver impedito alla Sanità italiana di migliorarsi e potenziarsi, di disporre di posti di rianimazione a sufficienza e bloccando il turnover del personale negli ospedali. Tutto questo per colpa di una politica che, per mera rendita elettorale, non ha voluto pagare ovunque il prezzo di chiudere decine di piccoli presidi di prossimità, inutili quanto pericolosi. Ora chiudiamo in casa un popolo intero e gli raccontiamo a tinte fosche che il Corona virus viene dalla Cina, che è un epidemia con percentuali alte di infettività e mortalità per giustificare i provvedimenti liberticidi. Eppure quel virus si scopre essere anche europeo, che circola in Lombardia dove è già vecchio di terza generazione (ovvero forse dal mese di novembre del 2019) e che ha una mortalità inferiore all’1 percento. Tutto questo senza taroccare i dati dal momento che tutte le “vittime” fin qui macabramente contate vengono addebitate al virus, anche quelle dei deceduti per altra causa e dunque ignorando, di fatto, il numero effettivo degli infettati ed evitando di contare quelli guariti naturalmente ( l’80% dei colpiti) e gli asintomatici. Perché questa tragi-commedia? Per diluire nel tempo, con la quarantena diffusa, le infezioni rendendo sufficienti l’utilizzo dei posti in rianimazione dove i malati gravi colpiti dal virus, vengono ricoverati perché smettono di respirare ed hanno bisogno di ventilazione artificiale ovvero, appunto, di rianimazione.

I posti nel Centro Sud scarseggiano e sarebbe un ecatombe di morti per asfissia. Questa è la verità. La gente prona e impaurita trema e si rinchiude, nel mentre Giuseppe Conte imita Winston Churchill in televisione. Eccola la decadenza di una Nazione tanto ignara ed ignorante da poter essere turlupinata dal primo che parla, spaventata dagli stessi social, ove ogni ciuco diventa cattedratico.Nessuno fiata e la menzogna funziona e raggiunge lo scopo, ovviamente. Nel discorso agli Ateniesi, 500 anni prima di Cristo, Pericle ammoniva che “non c’è felicità senza libertà né libertà senza coraggio”. In Italia adesso mancano tutte e tre !!

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