L’ambiente affonda come il ‘Titanic’

Pensate ai fumi dell'Ilva, all'industria conciaria e dei coloranti, all'uso di pesticidi, antiparassitari, antibiotici, conservanti e coloranti che, con la frutta, il pane, la carne e gli altri alimenti, arrivano quotidianamente sulle nostre tavole!

Vincenzo D'Anna

Ennio Flajano soleva ripetere che in Italia le cose che attraggono l’attenzione possono essere gravi, ma mai serie. Fustigava in tal modo una costumanza molto diffusa tra la gente e nella stessa classe dirigente assurta al governo della Nazione. Da parlamentare ho avuto modo di accertare la fondatezza di questo assunto tutte le volte che il Parlamento legiferava, spesso approvandoli postumi, i decreti d’urgenza del Governo. Detta in altre parole, gli eventi venivano subìti più che previsti: erano le emozioni e le proteste a far da guida ai parlamentari costretti a mettere la classica toppa che spesso si rivelava peggiore del buco.

Uno di questi argomenti è stato certamente quello legato alla tutela dell’ambiente. Un fenomeno spesso assurto alla ribalta ogni qual volta gli effetti tossici o nocivi dell’inquinamento hanno ribaltato i relativi danni sulle popolazioni. Insomma si dovevano affrontare in via di urgenza problemi prevedibili, ma rimasti irrisolti nel tempo.

Si cominciò nel lontano 1976 a Seveso, piccolo Comune dell’hinterland milanese, allorquando dallo stabilimento della Icmesa fuoriuscì della diossina che inquinò aria, acqua e suolo producendo sia danni tossici (effetti immediati) che nocivi (effetti per esposizione di lungo periodo) su gran parte della popolazione. L’Italia, appena uscita dal boom economico, cominciò allora a scoprire pericoli e rischi di talune produzioni industriali.

Come si comportò il legislatore in quella fase? Semplice: inasprendo le pene, rimedio tanto abusato quanto inutile ai fini di una più corretta e serrata vigilanza e della prevenzione stessa. Ma tutto rientrava sostanzialmente nel novero delle cose avvenute per incuria dell’uomo oppure per tragica disgrazia. La coscienza e la consapevolezza che la salute e la vita stessa degli individui e delle comunità potesse essere minacciata e condizionata, non era ancora entrata nella nostra società. La sequela degli incidenti, dei morti sul lavoro, delle persone che hanno perso la vita per gli effetti dell’inquinamento, è troppo lunga per essere citata.

Pensate ai fumi dell’Ilva, all’industria conciaria e dei coloranti, all’uso di pesticidi, antiparassitari, antibiotici, conservanti e coloranti che, con la frutta, il pane, la carne e gli altri alimenti, arrivano quotidianamente sulle nostre tavole! Aumentano vertiginosamente le malattie auto immuni, le allergie, le intolleranze, determinate patologie come le leucemie, i tumori del colon retto e così finalmente ci si sveglia dal torpore.

Il Parlamento decide di rendere trasparenti provenienza e composizione del cibo, attraverso le norme sulla sicurezza e l’igiene alimentare, che, nelle mani dei Nas (nucleo anti sofisticazioni) dei carabinieri, diventano la prima arma di difesa del consumatore. Ma non basta. Arrivano le minacce sul clima dovute all’inquinamento prodotto dai Paesi in via di sviluppo (ma non solo da quelli) mentre, in casa nostra, ecco materializzarsi l’emergenza delle “Terre dei Fuochi” luoghi in cui l’inquinamento industriale, oppure quello provocato dalla combustione dell’immondizia, soprattutto in alcune zone della Campania, allarma le popolazioni. Il Parlamento stanzia fondi esigui ed insufficienti per le Regioni interessate, le quali, preoccupate, allertano le Agenzie Regionali per l’Ambiente (Arpa) che, essendo spesso carrozzoni para-statali e clientelari, poco o nulla possono fare innanzi al fenomeno.

Giunge infine, come una bomba, la ricerca scientifica che disvela la vera natura dei danni provocati sull’uomo dagli inquinanti: una vera e propria tara ereditaria che attraverso i gameti maschili si trasmette fino ai figli. In sintesi: le polveri sottili, le nanoparticelle di metalli pesanti, le varie diossine e composti chimici liberati nell’aria dalla combustione dei rifiuti o dall’inquinamento industriale, producono effetti fatali sull’organismo umano, che si tramandano di generazione in generazione. Il patrimonio (o codice) genetico viene a modificarsi (epigenetica) in peggio col blocco di particolari geni che inibiscono meccanismi metabolici e di depurazione del corpo, attivando altri geni, detti oncogeni, che innescano processi patologici, infiammatori e tumorali. Una notizia, intendiamoci, già resa nota alla stampa, diffusa ai quattro venti. Eppure, a fronte di ciò, resta pervicace il silenzio e l’incuria generale. Almeno fino a quando il fenomeno non diventerà di evidenza generale, gli interessi dei grandi gruppi farmaceutici e di quelli alimentari continueranno a mantenere la dominanza su politica, media e scienza asservita. Come il Titanic, l’ambiente lentamente affonda: la situazione è grave ma non è seria!

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