La data è 25 marzo 2020. Quella in cui la virtuosa italiana quarantena, connotata da responsabilità e senso civico, si interrompe per lasciar spazio alle cattive vecchie abitudini.
Va detto che, per scardinarla, c’è voluta una mezza bufala che si prestasse bene ad essere manipolata. La fornisce inconsapevolmente la Rai, e col bollino della tv di Stato in una trasmissione scientifica come Leonardo chi non ci cascherebbe?
Bisogna tornare dietro di molto più di 5 anni (la messa in onda del servizio è datata 2015) per spiegare per bene la vicenda. I fact-checker (quelli che su internet smontano le cosiddette fake news) dopo un meticoloso lavoro di ricostruzione hanno spiegato come in Cina alcuni ricercatori si siano impegnati nello scoprire il più possibile riguardo quel misterioso virus SARS che nel 2002 colpì i Paesi asiatici, che a differenza del suo “nipote” Covid 19 – che sta mettendo in ginocchio il Pianeta – arrivò invece in Europa praticamente indolore.
Su tutti, Bufale.net racconta bene come la dottoressa Zheng-Li Shi abbia dedicato lunghi anni di ricerca a dimostrare che il SARS salta da pipistrello a uomo e che questo salto può essere compiuto da un qualsiasi CoV che naturalmente esiste nei pipistrelli. La sensazione è che la dottoressa Shi ci avesse visto giusto, tanto è vero che l’università americana di Harvard costruì attorno agli studi della ricercatrice cinese un modello teorico che validava la sua tesi.
Dove nasce il qui-pro-quo? Dal fatto che un giorno si è deciso di innestare una proteina (SHC014) tipica del coronavirus dei pipistrelli nella struttura molecolare della SARS. Cosa c’entrano in tutto ciò i topi? Beh, i topi hanno un modello genetico affine a quello umano, quindi i test di laboratorio hanno provato che il coronavirus SHC014 passa tranquillamente da pipistrello a topo (tra l’altro, senza ucciderlo) e che era quindi seriamente ipotizzabile che il virus potesse contagiare l’uomo.
A dirla tutta, ci avevano quindi azzeccato.
L’articolo relativo a questa ricerca della rivista di settore Nature poneva quindi in essere un dubbio etico, ossia la possibilità di condurre questi esperimenti e il rischio che ne derivasse. La comunità scientifica ne ha ampiamente dibattuto. Ed è da quell’articolo che prende spunto il servizio di Leonardo, realizzato facendo incetta di immagini d’archivio che passassero da grotte di pipistrelli a filmografia degli anni ’50 dedicata ai film di Dedalo e Icaro.
Quello che però è certo è che il virus di cui si parla in quell’occasione non è il coronavirus che stiamo combattendo in questi giorni. La stessa rivista Nature lo ha dovuto ribadire sulle sue pagine online, così come tantissimi scienziati e ricercatori chiamati in causa per eventuali conferme. I due virus sono diversissimi tra loro, per motivi che gli esperti possono spiegarvi meglio di me.
Come al solito, scagliarsi contro il popolo “ignorante” non ha senso. Davanti a un servizio tv del genere, comprendere come stanno esattamente le cose non è semplice nemmeno per chi lavora nella comunicazione.
Ci sono però due categorie a cui questi errori non possono essere perdonati: i giornalisti che ci tengono a esercitare l’attività sui social, rimbalzando il video immotivatamente. Loro sono tenuti a saper distinguere vero e falso, fa parte della loro professione. La seconda sono i nostri rappresentanti politici, quelli che cavalcano i casi mediatici per mera visibilità, che sfruttano la paura delle persone per lanciare in un momento così delicato inutili e strumentali interrogazioni parlamentari, mentre le nostre priorità sono altrove. Si legga ex ministro dell’Interno.
di Enrico Parolisi, esperto di comunicazione digitale