Le nuove regole del ‘pizzo’: la violenza ora è psicologica

Per convincere le vittime a pagare non si attuano minacce o azioni intimidatorie: “Gli devi stare addosso ma senza parlare, si sentono oppressi e cacciano i soldi”

Foto Fabio Sasso / LaPresse Nella foto: l'esterno della procura della Repubblica di Napoli

NAPOLI – Un nuova strategia per imporre il ‘pizzo’ ai commercianti e agli imprenditori. E’ quella messa in atto dai clan. Una novità per convincere, senza però l’utilizzo di minacce o violenze – e quindi praticamente senza commettere ulteriori reati -, le vittime a pagare. In pratica adesso le cosche dopo la richiesta estorsiva oppure in occasione delle ‘rate’ tra Natale, Pasqua e Ferragosto non attende più il pagamento ed interviene con minacce o con azioni intimidatorie nel caso in cui la vittima non paga, adesso basta la presenza. Essere nel quotidiano della persona vessata. Farsi vedere per inculcare nella vittima la sensazione di essere pressata, non facendola così stare tranquilla.

Un metodo utilizzato soprattutto dai clan collinari. E’ stato proprio il reggente della cosca Cimmino-Caiazzo, Andrea Basile, ad impartire a un suo fedelissimo, Salvatore Arena (entrambi sono coinvolti nell’ultima ordinanza che ha smantellato il gruppo che imponeva il controllo sugli affari e sui servizi relativi alla zona ospedaliera), un vero e proprio ‘decalogo del perfetto estortore’. In particolare, infatti, Basile spiega ad Arena le modalità da adottare per individuare la vittima e stringerla nella morsa estorsiva. Innanzitutto Basile catechizza Arena dicendo che bisogna alzarsi presto la mattina perché “quello che si fa di mattina non si fa la sera. Svegliati di mattina. Hai capito? Per prendere una cosa di soldi di sicuro! Perciò, se non ti svegli di mattina qua e se non gli stai addosso sono ‘guai’ (l’espressione in realtà utilizzata è molto più volgare, ndr). Pure a Marano si deve stare addosso. Alla gente si deve ‘scassare ’o c…’ ma senza parlare. Devi far vedere che sei sempre presente. Quelli si sentono oppressi e allora dicono che è meglio che a questo me lo tolgo davanti” e così le vittime finiscono per pagare.

I malviventi puntano quindi a creare una sorta di oppressione psicologica sulle vittime ma senza imporre azioni violente, come evidenzia la Direzione Distrettuale Antimafia: “Chiaro l’odioso metodo camorristico suggerito ed adottato – si legge nell’ordinanza -, opprimere la vittima sino a renderla esausta, vincerne le resistenze attraverso una condotta silenziosa ma asfissiante e ossessiva al fine di costringerla al pagamento del pizzo”. Con questo sistema si ottengono due obiettivi: il primo, ovviamente, è che la vittima finisce per pagare ‘per stanchezza’, perché vuole essere lasciata libera e non avere il fiato sul collo dei delinquenti; il secondo è che non si incute paura e questo finisce per ridurre anche il rischio di essere denunciati.

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