Leghisti pionieri, ora tutti vogliono l’autonomia regionale

Rossi, Bonaccini, Toti e Ceriscioli come Zaia e Maroni

LaPresse / Pietro Masini

ROMA – Le Regioni a statuto ordinario chiedono al governo maggiore autonomia. Dopo il successo del referendum lombardo-veneto del 2017 voluto dai leghisti Luca Zaia e Roberto Maroni per ottenere maggiori ‘poteri’ è stata la volta dell’Emilia Romagna e della Liguria. La richiesta di autonomia della Campania e della Puglia è stata più ‘timida’. Oggi tocca alle Marche e alla Toscana con Enrico Rossi che sposa il progetto di un’autonomia differenziata regionale già avanzata dal collega emiliano Stefano Bonaccini.

Governatori alla volta di Roma

E’ previsto per oggi l’incontro tra governatori e ministro per gli Affari regionali Erika Stefani. Ad avere le idee chiare rispetto alla discussione da intessere è il governatore toscano di Leu Enrico Rossi. “Andiamo a discutere di come si possano trovare con il Governo nazionale intese dove le Regioni possano svolgere il loro ruolo. Devono avere un certo margine di autonomia in più”.

Nessun rischio per l’unità nazionale

“Attenzione a non usare parole che sono divisive: io sono favorevole all’unità nazionale”. Spiega Rossi. “Infatti sono favorevole ad un regionalismo ben temperato. Laddove il governo nazionale ha difficoltà a intervenire è bene che possa farlo la regione. Come sull’ambiente, la sicurezza nei luoghi di lavoro o la cultura”.

Autonomia differenziata entro il 2018

L’auspicio del governatore emiliano Bonaccini, a poche ore dall’incontro con Stefani, è che si arrivi ad un voto in Parlamento entro fine anno. Ecco perché l’intento è chiudere la procedura e ottenere per l’Emilia Romagna maggiore autonomia.

Le preoccupazioni dei sindacati

Infatti prende il via oggi, tra le preoccupazioni di Cgil-Cisl e Uil, anche il negoziato ‘autonomista’ tra regione Marche e Governo. “Va sicuramente considerato importante l’obiettivo di un sistema istituzionale decentrato che valorizzi il ruolo delle Regioni. Riflettori sulla loro capacità di rispondere alla diversità dei bisogni dei cittadini”. Si legge in una nota. “Bisogna tenere conto delle specificità territoriali e intercettare tempestivamente i rapidissimi cambiamenti della società e dell’economia”. “L’obiettivo è sostenere crescita, sviluppo e occupazione nei territori. Occorre evitare il rischio di contribuire ad una sorta di corsa incontrollata al regionalismo differenziato Ci potrebbero essere negative ricadute sulla tenuta dell’unità e della coesione sociale del Paese“.

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