L’intervista. Sileri: “In calo i contagi, ma ora attenzione al Sud”

NAPOLI – I dati sulla diffusione del contagio spingono ancora esperti e istituzioni alla cautela nelle previsioni sulla fine dell’emergenza. C’è chi prospetta tempi duri per il Sud. I cittadini sono preoccupati per la tenuta del sistema sanitario regionale in circostanze ancor più drammatiche. Anche perché il primo a prospettare una “conta dei morti” è proprio chi, negli ultimi 5 anni, ha gestito il settore prima come commissario e poi come titolare della delega, il governatore Vincenzo De Luca.

Il salernitano, però, non ci sta a interpretare il ruolo dell’imputato. E sin dall’inizio della crisi è lui ad accusare il governo di aver sottovalutato i rischi e di aver di fatto abbandonato la Campania al proprio destino, negando gli aiuti e gli strumenti di protezione richiesti. Dopo l’invio del materiale, poi, è tornato all’attacco parlando di materiale buono per i cartoni animati. Il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri (nella foto) non sembra voler raccogliere le provocazioni. A Cronache parla dell’attività svolta finora dal governo per contrastare questa nuova minaccia e dei possibili scenari futuri.

I cittadini seguono con apprensione la conta quotidiana di contagi e decessi e si chiedono quando tutto questo finirà. A che punto siamo?

Siamo in una fase in cui iniziano a vedersi i primi frutti delle azioni intraprese, grazie ad un calo dei contagi, certificato dai dati, e stiamo predisponendo azioni specifiche per coprire eventuali falle sanitarie a livello regionale. Abbiamo inoltre rafforzato tutte le azioni di coordinamento e di revisione anche delle procedure da seguire, per consentirci di stare al passo con l’andamento della diffusione del virus. Ad oggi c’è un’intensificazione dei test diagnostici, quali i tamponi, che ho fortemente voluto, e questo dovrebbe fornirci una misurazione più precisa oltre che, più importante ancora, della riduzione dei contagi grazie all’isolamento e alla cura di nuovi pazienti. La direzione è quella giusta, nessun sbandamento.

Tra i problemi a cui sembra non si riesca a far fronte c’è quello relativo alla carenza di tutti i tipi di dispositivi di protezione, persino negli ospedali. Perché tanti ritardi? Quanto tempo ci vorrà prima che il personale medico e infermieristico possano lavorare senza rischi?

Grazie al lavoro della Protezione Civile, le mascherine sono in corso di distribuzione e i relativi dati sono pubblicati giornalmente con il sistema ‘Analisi distribuzione aiuti’ (Ada) sul sito della Protezione Civile. La distribuzione dei materiali avviene attraverso i mezzi delle Forze Armate e tiene conto delle criticità di ogni Regione, del personale sanitario e della popolazione presente sul territorio. Saranno assicurati i materiali richiesti che si aggiungono a quelli che, in autonomia, ogni Regione sta già acquistando. Al 31 marzo risultano consegnate 48 milioni di mascherine e acquisite 300 milioni di Dpi; con una produzione di 200mila mascherine al giorno da parte delle 12 aziende italiane che se ne stanno occupando.

Il sistema sanitario nazionale non era pronto ad affrontare un’emergenza di questa portata. Oggi non c’è garanzia di un posto in terapia intensiva in molti ospedali italiani. Qui al Sud, e in particolare in Campania, il sistema sanitario rischia il collasso.

Anche dal punto di vista delle terapie intensive la situazione è notevolmente migliorata perché stiamo rifornendo gli ospedali sulla base delle criticità: ad oggi, per la regione Campania nello specifico, sono state consegnati 134417 tubi endotracheali, 100 sistemi di aspirazione, altrettanti moduli di isolamento, 251900 monitor per i blocchi dell’intensiva, 126000 pompe, 24 ventilatori polmonari. E tutto questo verrà incrementato via via, con distribuzioni più capillari. Il sud, come il resto d’Italia, non verrà lasciato indifeso: stiamo facendo tutto il possibile affinché il sistema Paese, a livello di forniture sanitarie, possa essere coperto, anche nell’infausta previsione di una ripresa della diffusione del contagio.

Il governatore De Luca ha attaccato duramente il governo giallorosso, invitandolo addirittura a ‘svegliarsi’. Ha anche puntato il dito contro la protezione civile per le mascherine definite inutilizzabili.

Ho raccolto personalmente il grido di allarme del presidente De Luca e mi sono attivato da subito affinché la Campania, come altre regioni del Centro e sud Italia, non rimanessero sguarnite. Nei giorni scorsi, quando il governatore ha fatto giustamente il suo cahier de doleances, nel giro di poche ore lo stesso De Luca ha dichiarato di aver ricevuto i primi aiuti. La strada da percorrere ancora c’è. Non pensiamo, come governo, di aver già dato mezzi e strumenti a tutto il Paese. Sappiamo che dobbiamo continuare a farlo. Riteniamo però che lo sforzo sul territorio stia soddisfacendo i requisiti necessari per affrontare sia una situazione emergenziale, sulla falsariga della Lombardia, sia una più attenuata come quella che ci attendiamo. Lo sforzo sarà protratto nel tempo proprio perché non è in ragione di un calo dei contagi che si può mettere in sicurezza l’Italia, ma in forza delle sue strutture e delle protezioni e garanzie che sappiamo fornire al personale sanitario di tutto il territorio nazionale.

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