M5S, Di Maio lascia il Comitato di garanzia: “Movimento casa mia, libero di dire cosa non va”

Foto Mauro Scrobogna /LaPresse Nella foto: il ministro degli esteri Luigi Di Maio

ROMA – Un passo indietro per farne due in avanti. La mossa di Luigi Di Maio spariglia le carte nel conflitto interno con Giuseppe Conte. Con una lettera indirizzata a Beppe Grillo e al presidente del M5S – preventivamente avvisati – annuncia, infatti, le dimissioni da presidente e membro del Comitato di garanzia. “Mi rendo conto che per esprimere queste idee, seppur in maniera propositiva e costruttiva, non posso ricoprire ruoli di garanzia all’interno del Movimento. Non lo ritengo corretto”.

Il ministro degli Esteri vuole riprendersi la sua ‘agibilità’ politica: “Io sarò tra le voci che sono pronte a sostenere il nuovo corso, mantenendo la libertà di alzare la mano e dire cosa non va bene e cosa andrebbe migliorato”.

Di Maio riconosce che “sono state giornate intense” perché l’elezione del capo dello Stato “è un momento importante per la democrazia parlamentare, in cui viene fatta una scelta che segna la storia della Repubblica per i successivi sette anni”. E dopo la rielezione di Sergio Mattarella “ho proposto di avviare una riflessione interna al Movimento. Penso che all’interno di una forza politica sia fondamentale dialogare, confrontarsi e ascoltare tutte le voci”.

E sul punto si toglie qualche sassolino dalle scarpe: “Tutti avranno notato che in questi giorni il dibattito interno è degenerato, si è iniziato a parlare di scissioni, processi, gogne. Si è provato a colpire e screditare la persona. Mi ha sorpreso, anche perché è proprio il nuovo statuto del Movimento che mette l’accento sul rispetto della persona”.

Ma l’ex capo politico lancia un messaggio a tutti i suoi detrattori interni: “Continuo a pensare che sia fondamentale confrontarsi dentro il Movimento, perché il M5S è casa nostra, ed è fondamentale ascoltare le tante voci esistenti, e mai reprimerle”. L’importante, ricorda, è “riuscire a trovare le soluzioni per difendere la dignità dei cittadini e sostenere il mondo produttivo ancora alle prese con la pandemia”.

La reazione dei vertici è affidata a una nota: “Il confronto delle idee e la pluralità delle opinioni non è mai stata in discussione. Questo però non significherà mai permettere che i nostri impegni con gli iscritti e con i cittadini siano compromessi da percorsi divisivi e personali, da tattiche di logoramento che minano l’unità e la medesima forza politica del MoVimento”.

I piani alti dei Cinquestelle, dunque, avvisano che l’ipotesi di chiedere un voto alla base non esce dal tavolo, forti anche del tenore di alcuni commenti lasciati dagli utenti, in calce ai post sul Movimento. “Il giusto e dovuto passo indietro di Luigi Di Maio rispetto al suo ruolo nel Comitato di garanzia costituisce un elemento di chiarimento necessario nella vita del Movimento rispetto alle gravi difficoltà a cui ha esposto la nostra comunità, che merita un momento di spiegazione in totale trasparenza”.

Qui, però, si innesca un corto circuito con le truppe parlamentari. Perché una volta divenuta di dominio pubblico la notizia delle dimissioni del ministro, parte sui social una catena di commenti positivi da parte di deputati e senatori: dai deputati Carla Ruocco, Sergio Battelli, Davide Serritella, Mattia Fantinati e Cosimo Adelizzi, ai senatori Primo Di Nicola, Daniela Donno e Vincenzo Presutto: tutti plaudono al gesto “nobile e distensivo” di Di Maio, che apre la strada a un “dialogo sereno”, che allo stesso tempo mira a “valorizzare la pluralità di idee di tutte le anime del Movimento”.

Anche se l’idea di un’assemblea congiunta, magari aperta agli iscritti, da celebrarsi la prossima settimana, resta in campo. Con un elemento di chiarezza in più. Proprio mentre il co-fondatore, Beppe Grillo, torna a far sentire la sua voce dopo l’ammonizione sul rischio di “cupio dissolvi”. La “nostra rivoluzione democratica è oggi chiamata a passare dai suoi ardori giovanili alla sua maturità, senza rinnegare le sue radici – scrive sul suo blog – ma individuando percorsi più strutturati per realizzarne il disegno”.

Il comico assicura che “la nostra visione del mondo è sempre la stessa: vogliamo costruire un futuro più sostenibile, equo, partecipato, accessibile e digitale”. E indica “cinque stelle polari che ricordano le cinque parole chiave delle proposte di Italo Calvino per il nuovo millennio, e che vorremmo oggi realizzare con indicazioni concrete e strutturate”. Sono leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità e molteplicità. Tutto quello che, al momento, il Movimento non sembra incarnare.(LaPresse)

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