M5S poco trasparente, i big tacciono

Gli attivisti denunciano regole opache e i 5 Stelle nascondono la testa sotto la sabbia

Foto Alessandro Di Meo/POOL Ansa/ LaPresse Nella foto Roberto Fico

NAPOLI – Il M5S fa acqua da tutte le parti. A Roma il nuovo leader Giuseppe Conte non sa come risolvere la diatriba con Davide Casaleggio che non intende, per ora, consegnargli l’elenco degli iscritti al Movimento. A risolvere l’inghippo probabilmente sarà un tribunale. In Campania il consigliere regionale Marì Muscarà è in rotta di collisione col resto del gruppo grillino. Toni aspri nel denunciare, in una intervista a Cronache, la mancanza di trasparenza e di confronto interno rispetto alla linea politica. Una vicenda che potrebbe far pensare all’uno contro tutti, ma nei fatti la Muscarà ha dalla sua parte non solo molti attivisti, ma anche il consigliere comunale Matteo Brambilla e molti consiglieri di Municipalità contrari all’accordo elettorale on il Pd per le elezioni comunali. Sulle Amministrative il quadro è nebuloso soprattutto adesso che a Roma i big grillini sembrano pronti a sacrificare la sindaca uscente Virginia Raggi e sostenere l’ex segretario dem Nicola Zingaretti alle prossime elezioni capitoline, anche se l’operazione difficilmente andrà in porto. Basta, però, la volontà dei ‘capi’ ad agitare i grillini. Una decisione che influenzerà, e non poco, le dinamiche napoletane poiché nell’equa spartizione se Roma va al Pd, Napoli potrebbe andare al M5S.

Il tavolo del centrosinistra allargato ai pentastellati all’ombra del Vesuvio è già finito sotto accusa poiché i ‘dissidenti’ a 5 Stelle chiedono invano ai fedelissimi del ministro degli Esteri Luigi Di Maio e del presidente della Camera Roberto Fico, che a quel tavolo si sono seduti, di conoscere i contenuti del confronto. Se non si fa chiarezza, a non sostenere il candidato sindaco ‘giallorosso’ ci saranno sicuramente Muscarà e Brambilla e diversi meet-up partenopei. Eppure i vertici grillini non se la sentono proprio di andare al cuore delle questioni e si trincerano dietro il no comment, da Fico a diversi parlamentari interpellati invano fino ai consiglieri regionali guidati da Valeria Ciarambino contro cui la Muscarà, e non solo, ha puntato il dito. “Preferiamo non replicare”, hanno detto uno alla volta deputati, consiglieri regionali e presidente della Camera. Peggio non si poteva fare. Sullo sfondo resta la questione degli espulsi che potrebbero essere reintegrati (ammesso che siano ancora interessati a far parte del M5S) e che alle Amministrative potrebbero sostenere le liste di disturbo che i grillini delusi non escludono di presentare.

Tanti i conflitti che animano i 5 Stelle e poche proposte di risoluzione. Nessuno sa ancora come verranno scelti i candidati da inserire nelle liste vista la rottura con Casaleggio né se e come la base verrà interpellata per benedire quello che i dissidenti considerano l’inciucio ‘pizza e mandolino’. La confusione è destinata ad aumentare considerato che Casaleggio non intende farsi da parte e su Roma, così come ha fatto su Napoli, mette a disposizione Rousseau per organizzare il programma elettorale (ma di chi? Dei dissidenti o dei signorsì?). “A Roma i cittadini sono i veri protagonisti della politica capitolina – ha scritto l’associazione di Casaleggio sul Blog delle Stelle – Saranno infatti, insieme all’attuale amministrazione comunale, a scrivere il programma elettorale da sottoporre alla cittadinanza durante le prossime elezioni amministrative di settembre-ottobre 2021. Per farlo Rousseau ha strutturato un format, come già accaduto a Napoli: il Five Lab”. I famosi cinque punti su cui ha polemizzato la Muscarà chiedendo a Ciarambino, Gilda Sportiello e Alessandro Amitrano che hanno partecipato al tavolo col Pd, se sono stati discussi agli incontri e se c’è convergenza o, per contro, sono stati ignorati. I problemi in casa a 5 Stelle aumentano di ora in ora eppure tutto tace. O è meglio dire che tace chi ormai non sa più che dire. Il rischio scissione è sempre dietro l’angolo. Si vota nei principali Comuni della Campania (Caserta, Salerno e Benevento oltre Napoli), l’ipotesi di candidati di disturbo appoggiati dai dissidenti M5S e dagli ex grillini rischia di compromettere l’operazione di Conte, Di Maio, Vito Crimi e Fico. Il silenzio dei capi nei confronti delle denunce degli scontenti e della base non fa che acuire le distanze. Il Movimento sta implodendo.

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