Mafia, 24 arresti a Catania: faide fra clan e joint venture con la Camorra per la coca

Gaetano 'Tano sventra', Francesco 'pasta cà sassa', Rosario 'u furasteri', Giuseppe 'u sfregiatu'. Sono alcuni dei nomi con cui erano conosciuti a Catania i membri delle famiglie mafiose del clan Cursoti Milanesi e Cappello-Bonaccorsi.

Gaetano ‘Tano sventra’, Francesco ‘pasta cà sassa’, Rosario ‘u furasteri’, Giuseppe ‘u sfregiatu’. Sono alcuni dei nomi con cui erano conosciuti a Catania i membri delle famiglie mafiose del clan Cursoti Milanesi e Cappello-Bonaccorsi. La storia che ha portato la Direzione distrettuale antimafia a chiedere e ottenere dal gip misure cautelari a carico di 24 persone – di cui 7 giovani o giovanissimi under 30 – è la vicenda di una lotta per il dominio sulle piazze di spaccio sotto l’Etna, sedata solo dal ritorno in libertà di un boss della famiglia Di Stefano, e di una joint venture fra Cosa nostra e la Camorra napoletana per il traffico di cocaina sull’asse Campania-Sicilia.

Gli inquirenti, guidati dal procuratore Carmelo Zuccaro, indagano per associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, traffico e spaccio di droga, porto e illecita detenzione di armi da fuoco, ricettazione, danneggiamento. Venti le persone finite in carcere, 3 ai domiciliari e una con obbligo di firma alla polizia. Le indagini di squadra mobile – sezione criminalità organizzata della Questura di Catania e lo Sco della Polizia di Stato, fra novembre 2018 e settembre 2019, hanno svelato i meccanismi della consorteria criminale che prima si è data battaglia e poi ha governato insieme sul rione di San Berillo Nuovo.

Il momento più cruento della faida la notte del 12 novembre 2018 con il tentato omicidio di Nicola Christian Parisi per mano del cognato Giuseppe La Placa. Il movente sarebbe da ricercarsi proprio nel rientro di La Placa nel clan Cursoti Milanesi dopo essere transitato in passato nel clan Cappello – Bonaccorsi. A porre fine al conflitto è l’uscita dal carcere di Rossano di Carmelo Di Stefano. Insieme a Francesco Di Stefano, figli dello storico capoclan Getano ‘tano sventra’, del ramo di famiglia che insieme alla frangia di Rosario Pitarà detto ‘u furasteri’ (morto nel 2020) componeva il clan Cursoti Milanesi. Dopo una lunga detenzione il 24 agosto 2018 il boss torna libero. Riesce a compattare sotto la propria leadership le due fazioni familiari – con tanto di “summit di mafia” – sedandone le tensioni interne e ridimensionando le aspirazioni di vertice del Parisi stesso – l’uomo scampato all’attentato – che si sarebbe poi allineato ai voleri del capoclan non più dietro le sbarre. Ai vertici della nuova struttura organizzata lui e i suoi due luogotenenti Natale Guerrieri e Giuseppe Piterà (parente del boss Rosario).

Numerosi invece i gregari dell’organizzazione con compiti esecutivi come la gestione delle varie piazze di spaccio del rione o la riscossione di estorsioni. La cocaina arrivava da Napoli acquistata all’ingrosso dal clan camorristico di Caivano Sautto-Ciccarelli. A dimostrarlo un sequestro di 3 chili destinati al mercato siculo e avvenuto il 29 luglio 2019 con l’arresto del ‘corriere’ napoletano Salvatore Sanges. La struttura pronta a tutto – secondo i pm della Dda – per difendere anche con armi da fuoco il territorio e gli affari criminali da eventuali ingerenze. È stato sequestrato un piccolo arsenale fra cui un fucile mitragliatore AK47 (completo di confezione di 50 cartucce calibro 7,62×39), due pistole ed un fucile a canne mozzate. I profitti della droga, e non solo, servivano a mantenere in carcere gli affiliati e le famiglie di cui i capi del clan si erano fatti carico. A ciò era stato destinato il business delle bische clandestine.

di Francesco Floris

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