Mafia e cemento a Marcianise, gli investigatori: “Francescone chiese aiuto ai Piccolo”

I rapporti dell’uomo d’affari con esponenti della cosca documentati con foto e intercettazioni dalla Squadra mobile. Avrebbe tentato di sfruttare contatti criminali per ottenere lavori a S. Marco Evangelista.

Non solo vittima di estorsione, ma anche imprenditore pronto a chiedere aiuto allo stesso clan che gli spillava il denaro: è il profilo di Biagio Francescone, 49enne residente a San Nicola La Strada, tracciato dagli agenti della Squadra mobile di Caserta. I poliziotti, indagando sulle attività dei Piccolo-Letizia, noti anche come Quaqquaroni (inchiesta che l’anno scorso ha fatto scattare 7 arresti), avrebbero documentato costanti rapporti proprio tra Francescone e alcuni esponenti dei Piccolo. In una prima fase dell’inchiesta, gli agenti affermano che erano stati i mafiosi di Marcianise a cercare l’uomo d’affari, riuscendo a concordare con lui un incontro e poi a spillargli denaro. Ed infatti i poliziotti, nel settembre 2019, assistono ad una riunione, mediata da un geometra, proprio tra Francescone e Agostino Piccolo (ora collaboratore di giustizia), all’epoca ritenuto dagli inquirenti al vertice della cosca dei Quaqquaroni. Ma dopo poco sarebbe stato Francescone a chiedere il loro intervento.

Quale? Avvicinare un imprenditore di San Nicola La Strada, in procinto di depositare al Comune di S. Marco Evangelista un progetto per realizzare alcune villette. Francescone informa di questa operazione, hanno ricostruito gli agenti della Mobile, Francesco Piccolo (poi deceduto) di San Cipriano d’Aversa. E gli chiede in veste di braccio operativo del clan dei Quaqquaroni di convincere il costruttore ad affidare i lavori a una ditta a lui riconducibile. Gli agenti acquisiscono anche immagini di tale Giuseppe Mezzacapo detto Zi Peppe, operaio di Francescone, che accompagna Gaetano Monica per effettuare un sopralluogo nei pressi dell’abitazione dell’imprenditore sannicolese. Dopo questo sopralluogo avrebbero dovuto agire proprio Francesco Piccolo e Monica, ma nei pressi dell’abitazione di quella che doveva essere la vittima, notano una vettura con a bordo una persona: per loro si trattava di un agente di polizia e per evitare problemi decidono di soprassedere.

L’indagine sulle attività del clan Piccolo ha portato alla condanna di Monica, 23enne di Marcianise, in primo grado, per estorsione (non rientra l’azione che gli avrebbe commissionato Francescone) a 13 anni e 4 mesi di reclusione (è stato assolto, invece, dall’accusa di associazione mafiosa). Chi per gli inquirenti sarebbe stato il nuovo capo dei Piccolo-Letizia, ovvero Agostino Piccolo, nel frattempo diventato collaboratore di giustizia, ha ottenuto 12 anni. In questo processo non è presente Francescone. Quest’ultimo ne aveva affrontato uno con l’accusa di intestazione fittizia di beni in relazione ad alcuni immobili ritenuti riconducibili a Camillo Belforte, figlio del boss Domenico ‘e mazzacane, ma, esclusa l’aggravante mafiosa, il reato è risultato prescritto. A novembre dell’anno scorso, però, è stato coinvolto in una nuova indagine della Dda di Napoli tesa a colpire le attività illecite messe in piedi da esponenti del clan dei Casalesi: ora è a giudizio con l’accusa di estorsione in concorso con Giovanni Della Corte, Franco Bianco e Salvatore De Falco, ai danni degli imprenditori Canciello.

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