Mandiamoli a casa, i grillini al governo sono una minaccia per la democrazia

Foto LaPresse/Giordan Ambrico in foto Luigi Di Maio

Non possiamo più permetterci il lusso di minimizzare: il Movimento 5 Stelle è la peggiore e più pericolosa forza al governo in Italia dalla caduta del fascismo. La peggiore perché i grillini mentono senza vergogna, continuando a spacciarsi per garanti delle virtù cardinali. Che amministrano secondo convenienza.

Renzi è passato alla storia per la bugia sul referendum: “Se perdo lascio la politica”. Loro hanno fatto di peggio. “Mai con i partiti”, poi si sono alleati con la Lega. “No alla Tav”, poi hanno firmato un contratto di governo che assicura ampio margine di manovra: “Ci impegniamo a ridiscutere il progetto nell’applicazione dell’accordo Italia-Francia”. Cacciavano a calci chi andava in tv. Poi qualcuno (chi?) ha cambiato idea. “Fuori gli indagati”, poi quel qualcuno ha cambiato idea anche su questo.

Ma intanto il comandante De Falco è stato appena espulso per molto meno: ha osato dissentire. Probabilmente non ci saranno altri casi simili, visti i numeri al Senato. Intanto nel mondo reale è cambiato ben poco: le autostrade sono ancora in mano ai Benetton e la sanità campana è in mano a De Luca, Fazio fa ancora i miliardi alla Rai, i rimborsi ai parlamentari vengono spesi per comprare giochi erotici e i soldi dei contribuenti per salvare le banche.

Cose gravissime, quando governavano gli altri. Sono anche pericolosi, perché sanno sfruttare i punti deboli del sistema democratico per neutralizzare persino il principio costituzionale di sovranità popolare. Il taglio del 36% dei parlamentari e le autonomie regionali mortificheranno il ruolo delle Camere indebolendo la democrazia rappresentativa.

Dall’altra parte la piattaforma online crea l’illusione della democrazia diretta.Chi gestisce il blog sa chi vota e conosce l’aria che tira tra gli iscritti. Ricorre a Rousseau solo quando conviene, come faceva Renzi con le primarie locali. Eliminata la riforma elettorale dall’agenda di governo, il blog resterà l’unico strumento di scelta dei candidati.

Naturalmente è una farsa. Renzi fu eletto segretario con 3 milioni di voti nel 2013, 2 milioni nel 2017. Di Maio è diventato capo politico e candidato premier con 37mila voti. Poche decine di migliaia di iscritti decidono, ma il punto è un altro. Le leggi di iniziativa popolare richiedono almeno 50mila proponenti, referendum abrogativo e confermativo 500mila. Chi stabilisce i quorum su Rousseau? Chi controlla la regolarità delle votazioni? Se i proprietari del blog falsassero il risultato, commetterebbero un reato?

Per non parlare delle garanzie costituzionali, di separazione dei poteri, di pesi e contrappesi. Ci preoccupava l’ignoranza, quando dicevano che l’immunità parlamentare è una porcheria da Prima Repubblica. Ci terrorizza altro, oggi che la usano come se fosse un privilegio e non un principio valido per tutti.

Non solo, pretendono pure l’immunità morale dal loro stesso giustizialismo intransigente. Cosa avrebbero detto se chiunque altro avesse nominato ministro l’avvocato di Andreotti nel processo per mafia? Accusavano il Pd di non voler affrontare la questione del conflitto d’interessi. Oggi Berlusconi può tornare indisturbato a dire che “l’Italia è il Paese che amo” dalle reti Mediaset. Si capisce perché Scalfari, che il fascismo l’ha vissuto da fascista fino alla fine e quindi almeno in questo caso sa di cosa parla, diceva che per scongiurare una catastrofe sarebbe stato meglio votare per Silvio.

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