Il veleno è nella coda: ancora distanze da limare per appalti e sanatoria

C'è soprattutto da trovare altri due miliardi di coperture. Il presidente della Camera Fico: “Il Parlamento rimanga centrale”.

Foto Roberto Monaldo / LaPresse

ROMA Il maxiemendamento alle 14, l’inizio delle votazioni dalle 20. È corsa contro il tempo a Palazzo Madama per l’approvazione della manovra in un clima di forte tensione con le opposizioni.

Slittamenti continui, lavori fino a fine anno

Dopo continui slittamenti della maxi modifica, attesa da ieri, la maggioranza gialloverde, salvo sorprese, dovrebbe votare la fiducia alla legge di bilancio in tarda serata. Slitta anche l’esame della manovra in Aula di Montecitorio che è stato differito al 28 e 29 dicembre, mentre il 27 lavorerà la Commissione. Intanto dalla Ragioneria sarebbero arrivati alcuni rilievi di criticità di copertura delle norme contenute nella bozza dell’emendamentone circolato ieri. Da qui la necessità di modifiche e limature che occuperanno tutta la mattinata prima della ufficializzazione del testo definitivo da sottoporre al voto dell’Aula.

Niente rincaro dell’Iva, distanze da limare su appalti e sanatoria

In questo quadro sembra disinnescato il rincaro dell’Iva, ma all’interno della maggioranza si registrano ancora tensioni sulle norme che riguardano appalti, grandi opere e la vicenda Taxi-Ncc. Frizioni si sono registrate ieri anche sulla sanatoria fiscale introdotta con un emendamento della Lega, il cosiddetto ‘saldo e stralcio’ , che figurava nella bozza circolata ieri del ‘maxi’. Il mezzo accordo strappato con Bruxelles costringe i funzionari alle ore piccole. C’è da riscrivere i saldi e la versione in inglese del Documento di economia e finanza, c’è soprattutto da trovare altri due miliardi di coperture, ciò che la Commissione chiede di accantonare preventivamente come garanzia sulla tenuta dei conti del 2019. Di fatto una manovra-bis nella manovra.

Fico: “Il Parlamento rimanga centrale”

Nemmeno il presidente della Camera Roberto Fico ha nascosto disagio per il poco tempo concesso al Parlamento per discutere della manovra. “Molti si lamentano del fatto che la legge non è stata discussa dal Parlamento e hanno ragione – ha detto l’esponente 5 Stelle -. Però non succede solo da oggi. Noi dobbiamo far sì che questa cosa non succeda più perché i presidenti della Camera e del Senato non vogliono che il Parlamento lavori in questo modo. Il Parlamento è e deve rimanere centrale, però è chiaro che spesso c’è un problema da questo punto di vista”.

Altre insidie dopo le feste

Il difficile inizierà quando, dopo le feste, Lega e Cinque stelle dovranno farsi bastare undici miliardi per tenere fede alla promessa elettorale sulle due misure bandiera, il cosiddetto reddito di cittadinanza e la controriforma delle pensioni. Fino a quando la Finanziaria non sarà stata completata con due provvedimenti ad hoc, i conti italiani saranno sotto lo stretto controllo di Bruxelles. Non lo si può definire un commissariamento, ma ci somiglia molto.

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