Marco Di Lauro e Ciretta, per tutti a Chiaiano erano Luca e Annamaria

Il boss e la compagna avevano scelto nomi fittizi. Dopo il blitz la donna si è scusata con i vicini per le bugie. Adesso è indagata per favoreggiamento

NAPOLI – Per tutti erano Luca e Annamaria. Due ragazzi normali che vivevano un’esistenza dimessa in cinquanta metri di casa, due stanze e un bagno. Pochi mobili, modesti anche quelli, poche suppellettili. Tranquilli, gentili e disponibili. Lei, Annamaria, non disdegnava le visite a casa di alcune vicine per prendere insieme un caffè. Discreta, ma non al punto di diventare evasiva, quando qualcuno chiedeva di Luca. Tutto per non destare sospetti, questo l’ha imparato negli anni. Alle 16 di sabato 2 marzo chi credeva di conoscere quella giovane coppia ha capito che Annamaria e Luca erano nomi inventati. Ha appreso che quella ragazza gentile, in realtà, era Cira Marino, per tutti Ciretta, la 29enne compagna di vita di Marco Di Lauro, il latitante di camorra più ricercato d’Italia. Dopo il blitz della polizia nell’appartamento di via Emilio Scaglione, prima di lasciare quella che per mesi è stata la loro casa Annamaria, o meglio Ciretta, si è recata da alcuni dei vicini per chiedere scusa di quella mistificazione. Per far capire loro che quella bugia era necessaria, funzionale alla copertura che doveva mantenere Luca, o meglio Marco Di Lauro, suo compagno da una vita. Gentile fino alla fine e devota. Sotto indagine per favoreggiamento, ma questo lo aveva presumibilmente messo in conto. Da quattordici anni, da quando il suo Marco era sfuggito al più grande blitz mai portato a termine nel cuore di Secondigliano, non lo ha mai abbandonato. Ha vissuto da latitante, Ciretta, condividendo tutto con il boss di via Cupa dell’Arco. Di lei si sa poco. Giusto che sarebbe lontanamente imparentata ai Tamarisco di Torre Annunziata, un gruppo storicamente in affari con il clan fondato da Ciruzzo ’o milionario. Non si esclude che la famiglia oplontina possa aver avuto un ruolo di copertura per quello che fino a sabato scorso veniva indicato come un ‘fantasma’. Ciretta non è stata arrestata, fuori dalla casa è stata portata con gentilezza, con il viso nascosto dal cappuccio del piumino. Gli agenti l’hanno tenuta per mano, senza alcun atteggiamento ostile. Nel clamore della vicenda dell’arresto del ricercato numero due in Italia, la sua figura silenziosa, dimessa, si è stagliata in tre dimensioni. La figura di una donna che, nel giorno più triste per il proprio uomo, stava vivendo ore di assoluta normalità. Quella normalità che, probabilmente, in questi anni ha desiderato senza pretenderla. Senza neppure chiederla. D’altronde a che serve fare domande quando si hanno già le risposte? Di quella vita normale prendeva quello che poteva. Gesti semplici, come sbrigare le faccende di casa dopo aver pranzato con un piatto di pastasciutta e sgranocchiato pistacchi, magari chiacchierando del più e del meno. Poi l’irruzione improvvisa, le sirene, centinaia di persone attorno alla palazzina. E sullo sfondo lei, in felpa e jeans. Non come vive un ricercato, non con l’incubo di un’improvvisa irruzione delle forze dell’ordine. I lunghi capelli castani spuntavano dal piumino che con la mano destra teneva giù a coprire il viso. Perché quei riflettori non li voleva Ciretta, non li ha mai voluti. Perché forse da un po’ di mesi si stava sentendo davvero ‘Annamaria’ e lei, il suo avatar normale, sotto i riflettori non ci sarebbe mai stata.

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