Mattanza in carcere, indagini chiuse: in 120 ora rischiano il processo

Rispondono a vario titolo di tortura ai danni dei detenuti nonché di maltrattamenti, lesioni, falso, depistaggio, favoreggiamento e omicidio colposo

NAPOLI – Sono 120 gli indagati per i quali la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha disposto l’avviso di chiusura delle indagini per quanto accaduto all’interno del carcere della città del Foro a partire dal 6 aprile 2020. Sono stati contestati – a vario titolo – i delitti di tortura pluriaggravati ai danni di numerosi detenuti, maltrattamenti pluriaggravati, lesioni personali pluriaggravate, abuso di autorità contro detenuti, perquisizioni personali arbitrarie, falso in atto pubblico (anche per induzione) aggravato, calunnia, frode processuale, depistaggio, favoreggiamento personale, rivelazioni indebite di segreti d’ufficio, omessa denuncia e cooperazione nell’omicidio colposo ai danni del detenuto di nazionalità algerina Hakimi Lamine, deceduto in carcere il 4 maggio 2020.

Le indagini hanno accertato che sono 177 le persone offese, all’epoca detenute presso il carcere “Uccella”. Ferma restando l’indiscutibile presunzione di innocenza degli indagati fino alla sentenza irrevocabile di condanna l’esercizio delle facoltà difensive – previste dalla legge – di presentare memorie, produrre documenti, depositare documentazione relativa ad investigazioni del difensore, di chiedere al pubblico ministero il compimento di atti d’indagine, nonché di presentarsi per rilasciare dichiarazioni o chiedere di essere sottoposti ad interrogatorio, l’avviso di conclusione delle indagini è stato disposto in tempi estremamente celeri, compatibili con il rispetto dei termini di fase delle misure cautelari, in corso di esecuzione. Nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari sono stati elevati 87 capi d’imputazione.

Si ricorda che le indagini preliminari avevano condotto, lo scorso 28 giugno, all’esecuzione di 52 ordinanze applicative di misure cautelari personali nei confronti di altrettante persone in servizio presso diversi uffici del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria della Campania, principalmente presso la casa circondariale “Francesco Uccella” di Santa Maria Capua Vetere.
In particolare, disposte ed eseguite 8 misure cautelari applicative della custodia in carcere, 18 degli arresti domiciliari, 3 dell’obbligo di dimora nel comune di residenza, 23 misure interdittive della sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio, per un periodo dai 5 ai 9 mesi. Per gli abusi, pestaggi, lesioni, maltrattamenti e comportamenti degradanti ed inumani, era stata ritenuta la gravità indiziaria per i delitti di concorso in tortura ai danni di 41 detenuti; inoltre sono stati ritenuti i delitti di maltrattamento aggravato ai danni di 26 detenuti ed analogamente accertati i delitti di concorso in lesioni personali volontarie consumate ai danni di 130 detenuti. Tutti i delitti risultano aggravati dalla minorata difesa, dall’aver agito per motivi abietti o futili, con crudeltà, con abuso dei poteri e violazione dei doveri inerenti la funzione pubblica, con l’uso di arma (i manganelli) e dell’aver concorso nei delitti un numero di persone di gran lunga superiore alle cinque unità.

In particolare, in relazione ai delitti di tortura, maltrattamenti e lesioni pluriaggravate erano state emesse ed eseguite 8 misure cautelari della custodia in carcere; 18 applicative degli arresti domiciliari; 3 dell’obbligo di dimora nel comune di residenza; 19 misure cautelari interdittive della sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio. Per i reati di falso ideologico e calunnia aggravati, consumati ai danni di 14 detenuti, anche allo scopo di occultare la genesi delle lesioni patite dagli stessi reclusi, facendole ingannevolmente apparire quali conseguenza della loro condotta di resistenza, venivano disposte ed eseguite 7 ordinanze cautelari. Quanto a 5 agenti di polizia penitenziaria in servizio presso la casa circondariale venivano eseguite misure cautelari per i reati di falso ideologico per induzione, aggravati dalla finalità di occultare le violenze praticate sui detenuti, avendo, gli indagati, falsamente attestato che le lesioni dagli stessi patite – per lo più relative alle conseguenze dirette dei pestaggi – avessero la loro genesi nelle inesistenti aggressioni da parte di detenuti. Per i reati di falso ideologico e depistaggio aggravato, venivano disposte ed eseguite 7 ordinanze cautelari. Per ulteriori delitti di depistaggio aggravato dall’alterazione di documenti, venivano disposte 4 ordinanze. Per un ultimo delitto di falso ideologico, venivano disposte 3 ordinanze di misura cautelare. A corollario delle dinamiche violente investigate, sulla base delle comunicazioni rilevate sugli smartphone sequestrati, venivano disposte altre 2 ordinanze per favoreggiamento personale.

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