Medicina d’urgenza, borse di studio non assegnate: sono la metà

NAPOLI – I camici bianchi ci sono, il problema è che fuggono dall’Italia: così sostiene Lino Pietropaolo, dirigente dell’Asl Napoli 1 e dal 2022 a capo della segreteria generale Cisl Medici Campania. “Ci sono sofferenze diffuse che interessano diversi settori – ha dichiarato il sindacalista -. La medicina d’urgenza, quella di base, l’ortopedia e la ginecologia sono tra quelli più in difficoltà”. E i dati meglio delle parole dimostrano la criticità della situazione: circa il 60% delle borse di studio riguardanti la medicina d’urgenza rimane vuoto: “C’è un disallineamento tra le esigenze del territorio e la formazione degli specialisti – ha proseguito Pietropaolo – è innegabile. Ma il vero problema, a mio avviso, è riuscire rendere di nuovo appetibile questa professione in Italia”. I tempi in cui diventare medico era il sogno di molti giovani, a quanto pare, sono finiti.

“C’era la convinzione che dopo aver fatto enormi sacrifici, si sarebbe potuto svolgere una professione che avrebbe dato importanza sociale e una retribuzione alta. E invece, adesso non è più così. I giovani sono abituati a viaggiare. Non parlano, fortunatamente, solo italiano. E quindi, dopo essersi formati – ha spiegato l’esponente della Cisl -, guardandosi intorno capiscono che all’estero possono avere occasioni lavorative migliori. In tre ore da Napoli si arriva a Monaco. E se incontro il traffico sulla tangenziale, io impiego lo stesso tempo per lasciare il mio paese di provincia e arrivare al Policlinico a Napoli”.

Il problema, quindi, non è più legato al numero di camici bianchi che le università ‘sfornano’. “L’imbuto formativo – ha dichiarato Pietropaolo – è stato superato. I posti di specializzazione prima erano inferiori rispetto al numero dei laureati. Adesso non c’è più questo problema. Ma ce ne sono altri”. E per il sindacalista, sintetizzando, riguardano due aspetti fondamentali: la retribuzione e le condizioni di lavoro. Rispetto alle principali nazioni europee, i medici italiani percepiscono stipendi più bassi. “Si capisce che in un mercato libero, il ragazzo che vuole affermarsi va dove può essere meglio gratificato – ha chiarito il dirigente -. E poi, ci sono le modalità in cui spesso si è costretti a lavorare. Turni massacranti, gli ospedali che chiudono e i pochi che resistono sono costretti a sobbarcarsi un numero enorme di utenti. Poi c’è la medicina di base che non sempre fa da filtro e contribuisce a far arrivare al pronto soccorso tantissimi pazienti. Una situazione che va decongestionata subito e dando più risorse”.

E proprio di questo hanno parlato, a Roma, i rappresentanti dei medici, tra cui Pietropaolo, in occasione del rinnovo del contratto nazionale di lavoro per le unità del Servizio sanitario nazionale. “Siamo ancora in una fase interlocutoria, abbiamo presentato le nostre richieste e ci è stata data disponibilità. Speriamo bene. Anche se, ormai, la percezione è che la politica si stia disinteressando della sanità. Anche durante la scorsa campagna elettorale: è stato un tema praticamente affrontato pochissimo. Abbiamo provato a richiamare attenzione, ma senza successo”.

Per rendere più attrattiva la professione, per il sindacalistica è giusto garantire turni di lavori certi e premiare chi merita: “Si lavora in condizioni davvero impossibili. Serve aggiungere risorse per invogliare i giovani medici a rimanere in Italia. Sullo sfondo – è l’allarme lanciato da Pietropaolo – c’è al privatizzazione del sistema. Rischiamo di dover dire addio ad uno che con tutti i suoi difetti ha garantito e garantisce cure a tutti”.

La questione della fuga dei medici dall’Italia e della difficoltà di garantire servizi sanitari adeguati non riguarda solo gli addetti al settore, ma rappresenta una preoccupazione per tutti i cittadini.
La sanità pubblica, infatti, è un diritto fondamentale che ogni stato democratico deve garantire ai propri cittadini, e il suo valore non può essere sottovalutato. Un sistema sanitario efficiente e ben organizzato non solo salvaguarda la salute delle persone, ma contribuisce anche allo sviluppo economico e sociale del paese.

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