Mediterraneo cimitero per piccoli rifiuti

NAPOLI – Un mare di plastica. Sono poco incoraggianti i dati dei monitoraggi effettuati nel Mediterraneo nel corso del progetto Common: su oltre 90mila oggetti raccolti sulle spiagge mediterranee e analizzati, 17mila (circa il 20%) sono mozziconi di sigaretta, 6mila sono cotton-fioc. Avviato a fine 2019, il progetto Common ha sviluppato decine di azioni e coinvolto migliaia di persone con un obiettivo: affrontare il problema dei rifiuti in mare in aree pilota nel Mediterraneo con un approccio integrato e modelli di governance efficaci. Il progetto è finanziato dall’Unione Europea tramite il programma Eni Cbc Med con 2,2 milioni di euro, che ha visto coinvolta Legambiente.

L’obiettivo del progetto Common è contrastare la diffusione dei rifiuti marini nel Mar Mediterraneo utilizzando i principi della Gestione Integrata delle Zone Costiere (ICZM) mediante un approccio partecipativo per coinvolgere le parti interessate e le comunità locali, con l’obiettivo di testare un modello potenzialmente trasferibile a tutto il bacino mediterraneo. Cinque le aree pilota in cui si sono svolte le attività del progetto: due in Italia (Maremma e Salento), due in Tunisia (Isole Kuriate e Monastir) e una in Libano (riserva naturale di Tyre). Oltre ai workshop e agli incontri con gli stakeholder, e alle campagne di sensibilizzazione, sono stati sviluppati e applicati protocolli di monitoraggio comuni per valutare l’impatto del marine litter nelle aree pilota coinvolte, un aspetto importante questo, per definire azioni di mitigazione mirate e sicuramente più efficaci.

Dai controlli emerge che la plastica rappresenta l’80% dei rifiuti dispersi nell’ambiente marino e costiero: su oltre 90mila oggetti raccolti sulle spiagge e analizzati mediante protocolli scientifici armonizzati tra i diversi partner del progetto, 17mila (circa il 20%) è rappresentato da mozziconi di sigaretta, 6mila sono cotton-fioc. Su oltre 700 individui analizzati, riconducibili a 6 specie ittiche, è risultato che un pesce su tre ha ingerito plastica, in più della metà delle tartarughe analizzate sono stati ritrovati rifiuti. Segnale di un impatto fortemente negativo per tutta la biodiversità marina. Questo non solo a causa dei problemi dovuti all’ingestione dei rifiuti, ma anche ai possibili effetti tossici legati agli additivi aggiunti ai materiali plastici.

Le attività di monitoraggio hanno riguardato l’analisi di macro e microrifiuti presenti sulle spiagge, sulla superficie del mare e ingerite sia da mitili, da specie ittiche di interesse commerciale e con alto valore ecologico che tartarughe marine. Dalle indagini condotte sulle undici spiagge delle aree pilota emerge come il materiale più presente sia la plastica: dei 90mila oggetti raccolti e analizzati, 17mila (circa il 20%) sono mozziconi di sigaretta, seguiti da pezzi di plastica con dimensione tra i 2,5 e i 50 centimetri (9%) risultato della frammentazione di oggetti in plastica più grandi, e 6mila (circa il 7%) cotton-fioc. Più della metà dei rifiuti (53%) rinvenuti è monouso o usa e getta. Da dove provengono questi rifiuti? I ricercatori identificano il turismo e le attività ricreative sulla costa come le sorgenti principali del problema nelle aree analizzate. Per quanto riguarda le indagini sulle microplastiche nella colonna d’acqua, 130 campioni sono stati raccolti nei tre paesi e cinque aree diverse con il retino manta.

Gli impatti del marine litter sulla fauna marina sono numerosi, anche a causa delle diverse forme e dimensioni del rifiuto: se da una parte riguardano l’intrappolamento degli esemplari principalmente in reti da pesca e oggetti galleggianti, dall’altra l’ingestione dei rifiuti può portare a malnutrizione, morte per soffocamento, ostruzione del tratto intestinale, inedia. Inoltre, l’ingestione di plastica e microplastica può provocare alterazioni a vie metaboliche e sistemi endocrini dovuti al rilascio di sostanze tossiche contenute o assorbite dalla plastica (ftalati, composti organoclorurati e altre sostanze tossiche) una volta all’interno degli organismi.

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