Vienna dice no all’asilo e i migranti incendiano la cella: 6 ricoverati

Si tratta di cinque afghani e un iraniano. Erano in attesa di espulsione

Medical personnel take care of migrants at a naval base in Tripoli late on January 31, 2018, after they were rescued off Lybia's coast. About 240 illegal migrants from Arab and African countries arrived at the naval base on January 31, 2018, after they were rescued off the coast of Zuwara west of the Libyan capital, before their boat sank because of a hole in their rubber boat. / AFP PHOTO / Mahmud TURKIA

VIENNA (LaPresse/AFP) – La questione migranti sembra essere ancora lontana dalla risoluzione. Sei richiedenti asilo le cui domande erano state respinte nella notte hanno dato fuoco alla loro cella nel centro di detenzione a Vienna e sono stati ricoverati in ospedale. Lo riferisce la polizia austriaca. Si tratta di cinque afghani e un iraniano, che erano in attesa di espulsione. La polizia aveva in un primo tempo riferito di un tentativo di suicidio collettivo, ma poi ha ritrattato questa supposizione.

Vienna e i migranti, il braccio di ferro

“Pensiamo che volessero solo manifestare il proprio malcontento”, ha spiegato ad AFP il portavoce della polizia, Harald Soros. I sei avevano scritto una lettera in cui spiegavano di non vedere alcuna prospettiva per il futuro e citavano le date che erano state comunicate a due di loro per l’espulsione. In passato uno di questi richiedenti asilo aveva fatto uno sciopero della fame.

La ricostruzione della polizia

Secondo la polizia, i sei potrebbero avere dato fuoco alla cella per impedire l’espulsione. Sempre secondo la ricostruzione fatta dalla polizia, i migranti si sono rifugiati in bagno dopo avere appiccato il fuoco e hanno messo uno straccio a ridosso della porta in modo da impedire al fumo di passare. Questo non è bastato però a sigillare il bagno, così uno di loro ha azionato l’allarme. I sei sono stati ricoverati per inalazione di fumo e uno di loro presenta delle ustioni. Per la polizia, nessuno è in pericolo di vita.

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