Migranti, l’ex Moi di Torino un ‘tour operator’ per i viaggi verso il nord Europa

Nell'operazione, denominata 'Mogadiscio' gli agenti hanno smantellato l'intera organizzazione

Foto LaPresse/Giordan Ambrico

MILANO – L’ex Moi di Torino, per un lungo periodo, è stato la centrale operativa da cui passavano i migranti prima di essere trasferiti nei Paesi del nord Europa. Una sorta di ‘tour operator’, che aveva come sede l’ex villaggio olimpico occupato. E scoperto dalla squadra mobile del capoluogo piemontese con la collaborazione delle questure di Gorizia e Firenze, della polizia francese e dell’Europol.

I dettagli dell’operazione ‘Mogadiscio’

Nell’operazione, denominata ‘Mogadiscio’ gli agenti hanno smantellato l’organizzazione che gestiva i viaggi: 25 gli indagati, 11 gli arrestati e 5 i ricercati. Tutti, prevalentemente di origine somala, sono accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, di abusiva attività di prestazione di servizi di pagamento, di contraffazione di documenti di identità. E di traffico di sostanze stupefacenti, con l’aggravante dalla transnazionalità.

Il commento del vicepremier Salvini

L’ex Moi, ha subito commentato il ministro dell’Interno Matteo Salvini, è “un’area che, dopo anni di incertezze, abbiamo iniziato a sgomberare. La libereremo completamente nei prossimi mesi. È l’ennesima prova che l’immigrazione irregolare è un business che bisogna stroncare”.

Nel dettaglio, gli investigatori hanno accertato che i migranti, giunti in Italia, in un primo momento venivano nascosti presso alloggi messi a disposizione dagli associati (alcuni dei quali ubicati nelle palazzine dell’ex Moi di Torino). In seguito, si trasferivano i migranti nello Stato (Francia, Austria e Germania) di destinazione utilizzando documenti e credenziali di viaggio predisposti appositamente e accompagnati da ‘passeur’, che li aiutavano ad oltrepassare le frontiere utilizzando treni, autobus o autovetture.

La gestione del centro tra documenti falsi e servizi a pagamento

I documenti utilizzati dai migranti sono risultati in alcuni casi falsi e in altre circostanze contraffatti attraverso la sostituzione della fotografia. I documenti, al termine del viaggio, venivano restituiti agli associati per poter esser nuovamente utilizzati. Inoltre, si istruivano i migranti sul comportamento da tenere in caso di controlli delle Forze di Polizia. E sulle dichiarazioni da rendere in caso di colloqui per la richiesta dello status di rifugiato.

Il gruppo era specializzato anche nell’abusiva attività di prestazione di servizi di pagamento, effettuando in particolare il trasferimento di somme di denaro quali intermediari per conto ed in favore di soggetti terzi a fronte della corresponsione di una percentuale sulle somme trasferite. Ricevendo rimesse ed effettuando versamenti sia a mezzo postepay sia nell’ambito dell’istituto giuridico di pagamento che trae origine dalla legge islamica denominato Hawala.

Il sequestro delle forze dell’ordine

La Hawala consente che le transazioni di denaro, tra soggetti dimoranti in paesi diversi, avvengano tramite agenti di scambio (hawaladar). Che, in seguito, regolano poi i loro rapporti effettuando operazioni di compensazione tramite piattaforme informatiche riferite a Money Transfer Operators, senza trasferimento materiale di denaro da un intermediario all’altro.

Ad alcuni degli indagati è contestato anche di associazione finalizzata al traffico di droga. Principalmente marijuana e hashish, sul mercato torinese. Nel corso delle indagini gli agenti hanno sequestrato circa 30 documenti falsificati, 21 chili di hashish, materiale informatico e appunti vari.

(LaPresse/di Valentina Innocente)

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