Ogni nazione deve farsi carico di sacrifici per fare in modo che la casa comune dell’Unione Europea prosegua la sua ‘costruzione’ e non resti un ‘edificio’ incompleto. All’indomani della crisi diplomatica tra Italia e Francia sulla redistribuzione dei migranti, Sergio Mattarella non interviene nel merito, ma rispolvera alcune linee di comportamento che furono alla base del trattato di Maastricht, siglato trent’anni fa. E proprio dalla sala che accolse l’intesa, il capo dello Stato richiama tutti alla responsabilitĂ di essere padri fondatori dell’Unione, ricordando che l’accordo ha rappresentato “un salto di qualitĂ coraggioso nella costruzione europea, fra tutti gli elementi l’introduzione del concetto di ‘cittadinanza europea’”.
E ancora: “Le nazioni che compongono l’Unione vivono nella pluralitĂ istituzionale e multiculturale dell’Europa, che le riconosce e le sa valorizzare. Certo, tutto si può smontare – come la Brexit conferma – ma davvero possiamo intendere di proporre ai nostri popoli il ritorno a un passato che non c’è piĂą?”, si chiede l’inquilino del Colle. Un discorso equilibrato, ma dal sapore poco commemorativo e tanto politico.
Roma e Parigi sono due attori protagonisti dell’Ue, legati da una lunga amicizia e collaborazione, ma anche dall’equilibrio mai veramente stabile (ultimo lo scontro sulla supervisione dei diritti, invocata dai francesi all’indomani della vittoria del centrodestra alle elezioni). Ed è ancora il braccio di ferro sui migranti a tenere banco, con i cugini d’Oltralpe che accusano il governo di Giorgia Meloni di essere “inumano” e di aver “rotto la fiducia” dopo aver disatteso “il meccanismo per il quale si era impegnato” sui principi di solidarietĂ e redistribuzione.
Una questione che si deve risolvere tra palazzo Chigi e l’Eliseo, tuttavia Mattarella rimarca: “L’intendersi, l’accrescere la fiducia reciproca tra i partners è stata (ai tempi del trattato di Maastricht) opera paziente ed efficace”. Una lezione che deve valere ancora oggi. La risposta alla sfida migratoria, spiega, “avrĂ successo soltanto se sorretta dai criteri di solidarietĂ all’interno dell’Unione e di coesione nella risposta esterna e da una politica lungimirante nei confronti della regione africana. Non è improprio pensare che il loro atteggiamento nei confronti dell’Unione – l’affondo – sarĂ corrispondente al grado di solidarietĂ che oggi viene riservata a loro e ai loro migranti”.
Insomma per il capo dello Stato “tutto questo sollecita ancor di piĂą l’intera comunitĂ internazionale e, appunto, per quanto ci riguarda da vicino, l’Unione, a raggiungere intese efficaci e rispettose dei diritti di ciascuno. Così si progetta un futuro condiviso”. Non sono ammesse dunque “soluzioni occasionali”, piuttosto, “abbiamo bisogno oggi di scelte coraggiose e lungimiranti. Rinunciarvi significherebbe evadere dalle nostre responsabilitĂ ; rassegnarci all’irrilevanza”.
L’Europa, le cui “fragilitĂ ” sono state messe in evidenza con la guerra in Ucraina, ha di fronte a sĂ© “sfide drammatiche” come quella della crisi energetica, dice Mattarella davanti a professori e studenti, per questo non è il “momento delle esitazioni nĂ© delle scelte egoistiche. Al contrario, i bisogni cui far fronte sono tali da richiedere coraggio e determinazione. Vanno nella giusta direzione i progressi compiuti nelle ultime settimane, a cominciare dalla decisione di definire un tetto al prezzo del gas, cosa che ha giĂ contribuito alla discesa dei prezzi dell’energia”.
Termina nella cittĂ universitaria la visita di Stato del presidente in Olanda. Il bilancio è sicuramente positivo, anche se l’attenzione resta alta guardando alla tensione tra Italia e Francia. E a chiusura nel colloquio con gli studenti Mattarella si concede anche una battuta su chi ancora mette in discussione il progetto europeo: “L’Euroscetticismo è un virus, come il Covid ha colpito tutti ma le ultime rilevazioni sono di grande ampienza positive, il fenomeno è nella curva discedente, questo è rassicurante”.(LaPresse)