Mirandola, 28enne esclusa dalla palestra perchè indossa il velo

Il sindaco Maino Benatti e la sua amministrazione si sono subito schierarsi al fianco della ragazza

Bilal Khalid / kod 10611 / Scanpix LaPresse -- Only Italy

MILANO – Non può prendere la tessera della palestra perché indossa il velo. É successo a Khadija Tajeddine, mediatrice culturale di 28 anni nata in Marocco e cittadina italiana, che si è vista rifiutare l’iscrizione in un centro sportivo della cittadina alle porte di Modena perché veste “poco all’occidentale”. E lei, che è anche presidente del comitato per la Pace di Mirandola, ha deciso di scrivere al Comune per denunciare questo “atto di razzismo inspiegabile”.

L’episodio di razzismo a Mirandola

“Venerdì mi sono recata in una palestra per iscrivermi e usufruire dei suoi servizi – è il suo incredibile racconto – il proprietario, mirandolese, ha rifiutato la mia iscrizione poiché mi vesto in modo poco ‘occidentale’. Ho chiesto più chiarimenti ed ha risposto che nella sua palestra non iscrive Batman o suore. Alludendo al velo che copre il mio capo, ma senza indicarlo in modo diretto, ha continuato ad alludere a persone mascherate e suore, senza darmi una ragione. E ha concluso dicendo ‘mia palestra, mie regole'”. Inutili i tenttaivi di Khadija di spiegare che è perfettamente integrata e “conosce la legge, la Costituzione e i suoi principi”. Il proprietario è sttao irremovibile.

Il sostegno del sindaco Benatti

Il sindaco Maino Benatti e la sua amministrazione si sono subito schierarsi al fianco della 28enne. E di sostenerla in qualunque tipo di azione vorrà intraprendere. “La decisione del titolare della palestra – hanno fatto sapere dal Comune – è inaccettabile. Perché lede i diritti fondamentali sui quali si basa la nostra convivenza civile. Purtroppo siamo di fronte all’ennesimo frutto avvelenato di chi, ogni giorno, semina odio e paure”.

La solidarietà dimostrata alla ragazza

A favore di Khadija si è schierata anche Maria Cecilia Guerra, candidata di Articolo Uno nelle liste del Partito Democratico-PSE. “Il rifiuto dell’iscrizione ad una palestra privata di una ragazza di origine marocchina, a Mirandola – fa sapere Guerra – perché indossa il velo, è indicativa del clima di odio e discriminazione con cui la Lega di Salvini sta avvelenando le nostre comunità. Mi batterò senza risparmio contro la deriva razzista. E sono convinta che Mirandola abbia gli anticorpi giusti per contrastare queste inciviltà a tutela della serenità dei suoi cittadini, e specialmente delle nuove generazioni”.

(LaPresse)

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