Mundial ’82: da Tardelli a Pertini, 40 anni di un trionfo indimenticabile

L'urlo di Marco Tardelli, l'esultanza di Sandro Pertini sugli spalti, il 'Campioni del mondo' scandito tre volte da Nando Martellini

Foto: Iacopo Giannini/LaPresse.

TORINO – L’urlo di Marco Tardelli, l’esultanza di Sandro Pertini sugli spalti, il ‘Campioni del mondo’ scandito tre volte da Nando Martellini. E poi il volto sorridente di Paolo Rossi, Enzo Bearzot e la sua inseparabile pipa, Dino Zoff che solleva la coppa al cielo. Sono passati 40 anni dal trionfo dell’Italia al Mundial ’82, eppure le immagini di quel successo sono più attuali che mai, non invecchiano e fanno parte della storia del nostro Paese, oltre il calcio e lo sport in generale.

La sera dell’11 luglio 1982 gli azzurri battono la Germania Ovest 3-1 e risalgono sul tetto del mondo per la terza volta, oltre quarant’anni dopo le vittorie del 1934 e del 1938. E’ un trionfo impronosticato, in parte perché dopo la faticosa qualificazione alla seconda fase in pochi – stampa inclusa – credevano che Zoff e compagni potessero arrivare in fondo, in parte perché il movimento era ancora scosso dallo scandalo scommesse del Totonero. Lo stesso Bearzot alla vigilia della rassegna in Spagna era stato fortemente criticato per l’esclusione dell’interista Evaristo Beccalossi e, soprattutto, per quella di Roberto Pruzzo, capocannoniere con la maglia della Roma nelle due precedenti stagioni.

Le scelte forti e radicali del ‘Vecio’ di puntare su Paolo Rossi, appena rientrato dopo lo stop di due anni per lo scandalo Totonero, e di lanciare a competizione iniziata un giovane Giuseppe Bergomi insieme a Gabriele Oriali si rivelarono azzeccate. Dopo una fase a gironi stentata, accompagnata da un silenzio stampa richiesto dal gruppo per tenere lontani critiche e malumori, l’Italia – andata avanti grazie alla differenza reti dopo aver pareggiato tutti i primi incontri – spiccò il volo trascinata da ‘Pablito’, capocannoniere del torneo con sei reti e autore di una storica tripletta contro il Brasile (3-2), in quella che i brasiliani ricordano ancora oggi come la tragedia del Sarrià. La scintilla scoccata grazie al successo ottenuto sull’Argentina, in una gara in cui Gentile riuscì ad annullare Maradona, venne alimentata dall’impresa contro i verdeoro, a loro volta favoriti per il trionfo finale, che proiettò gli azzurri in semifinale.

La doppietta di Paolo Rossi alla Polonia spalancò all’Italia le porte della finale contro la Germania Ovest, capace di regolare la Francia di Platini ai calci di rigore. L’ultimo atto del Santiago Bernabeu diventò così un’altra pietra miliare per il movimento azzurro. L’errore dal dischetto di Cabrini nel primo tempo rinviò solo l’appuntamento con la storia. Nella ripresa i sigilli di Rossi, Tardelli – la cui esultanza si è trasformata in icona – e Altobelli regalarono la coppa agli azzurri. Un sussulto di gol ed emozioni che portarono il Presidente della Repubblica Sandro Pertini ad esclamare a re Juan Carlos I un “non ci prendono più” a sua volta entrato nell’immaginario collettivo, al pari di quella partita a scopone scientifico con Pertini in coppia con Zoff contro Causio e il ct Bearzot sull’aereo presidenziale di ritorno dalla Spagna. Con una Coppa del Mondo in più sul tavolo al termine di una estate indimenticabile per tutti gli italiani.

(LaPresse)

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