Napoli. Bomba carta contro le Poste, far west in via Monteoliveto

L’esplosione alle 14,15 in un punto a metà strada tra questura e caserma Pastrengo

NAPOLI – Un ordigno in pieno giorno e in pieno centro. Quanto basta per parlare di emergenza sicurezza. Succede anche questo a Napoli, città sempre più nella spirale della violenza, tra agguati mortali, gambizzazioni, pestaggi, rapine in stile Arancia Meccanica e deflagrazioni in ogni quartiere, così come in provincia. Una bomba carta è stata fatta esplodere contro la sede centrale delle Poste, quella storica in via Monteoliveto, all’incrocio con via del Chiostro. E’ successo intorno alle 14,15. La strada era, come al solito, intasata dal traffico. Sotto choc i tanti passanti sfiorati dalla deflagrazione, in tanti distratti dalla routine quotidiana. Per fortuna non si sono registrati feriti. Ma poteva andare decisamente peggio. Sul posto sono intervenuti i carabinieri, che hanno effettuato i rilievi del caso. Indagini in salita, si cercano indizi nelle telecamere installate nella zona.
L’ordigno ha paralizzato la viabilità del centro. I rilievi dei carabinieri sono proseguiti per tutto il pomeriggio.

Un gesto forte, forse anche simbolico. L’ingresso secondario delle Poste, che dà su via del Chiostro, si trova in un punto equidistante dalla questura di via Medina e dalla caserma Pastrengo di via Mario Morgantini, sede del comando provinciale dei carabinieri.

Al momento gli investigatori non escludono alcuna pista, nemmeno quella che porta dritta all’ipotesi dell’attacco progettato da cellule di anarchici, anche in considerazione delle polemiche sulla scena nazionale sulla detenzione al 41 bis di Alfredo Cospito e sull’intenzione del governo di centrodestra di non cedere di fronte allo sciopero della fame che il recluso sta portando avanti da oltre tre mesi. In particolare, è una vicenda avvenuta nei giorni scorsi in città ad alimentare questa pista. Parliamo della scritta apparsa su un muro del Centro direzionale, sede del Palazzo di Giustizia, contro il 41 bis, etichettato come una tortura. A questo va aggiunto il fatto che il Palazzo delle Poste fu realizzato quasi cento anni per volere dell’allora ministro delle Comunicazione del regime fascista, Galeazzo Ciano, marito della figlia di Benito Mussolini. Una struttura simbolo del fascismo colpita nelle ore in cui il Paese è impegnato in uno spinoso scontro politico-ideologico, insomma. Ma le indagini procedono anche in altri solchi.

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