Natalino

Foto Roberto Monaldo / LaPresse Nella foto Vincenzo D'Anna
Foto Roberto Monaldo / LaPresse Nella foto Vincenzo D'Anna

Che la tecnologia, in generale, e  il mondo digitale, in particolare, abbiano creato un’umanità certamente più sola e alienata, credo sia ormai incontrovertibile. Non è un caso, d’altronde, che oggi i rapporti interpersonali e finanche le parentele, vengano gestiti attraverso i social dove i semplici contatti si chiamano “amici”. Un prezzo che paghiamo per correre dietro alla velocità delle comunicazioni, alla consustanziale superficialità dell’agire e alla levità del pensiero debole e sbrigativo.

Le stesse generazioni vengono catalogate con riferimento alla tipologia degli strumenti digitali che caratterizzano gli anni dei nascituri. Così, basta consultare Wikipedia per apprendere che si chiama “Generazione Z”  quella che si riferisce ai nati tra il 1997 e il 2012; i Millennials, invece, sono quelli che l’hanno preceduta, mentre quella successiva, che comprende i nati dai primi anni ’10 in poi, è la Generazione Alpha. Quest’ultima si caratterizza per il fatto che i nativi non conoscono il mondo privo del digitale e delle sue immense capacità, nonché degli strumenti che permettono di utilizzarle. Si può quindi presumere, senza scomodare maghi ed indovini, che la catalogazione continuerà anche in futuro, prendendo come paradigma l’evoluzione tecnologica di modo che gli eventi culturali, politici e scientifici non saranno più indicativi di un’epoca.

Il rischio è che la storia dell’umanità smetta di essere il punto di riferimento per identificare una determinata stagione. In ogni caso, qualunque sarà il futuro metodo per identificare una generazione, ci sarebbe da chiedersi se conterà poterla giudicare per i valori etici ed umani che essa contiene o se basterà fare l’elenco delle comodità e delle possibilità che il progresso tecnologico e merceologico mettono a disposizione. Non so quanto converrà alle leve del futuro utilizzare questa speciale tassonomia per farsi identificare. So per certo che quando la componente delle virtù umane deperisce, la società diventa forse più comoda ma di sicuro scadente sul piano della vita sociale. Ed è in questa epoca di “digital natives” che un piccolo neonato è stato abbandonato dai genitori in un ospedale di Milano la notte di Natale, perché chi lo aveva messo al mondo non aveva un giaciglio caldo né alimenti per sfamarlo. Lo chiamerò “Natalino”. In una società ove tutti si riempiono la bocca delle parole solidarietà, pace, giustizia sociale, si ripete l’evento di Betlemme di oltre duemila anni fa con un bambino che ha corso il rischio di finire “al freddo e al gelo”.

Sono mesi che la politica discute intorno al reddito di cittadinanza e a quello di inclusione, ma c’è ancora chi non può allevare un neonato. Sono tanti i profittatori e i clienti elettorali che godono di un sussidio senza lavoro, molti dei quali migranti stranieri, e due giovani non hanno un giaciglio nel quale deporre il loro piccolo. Milioni di persone allevano animali domestici a cui dedicano cure di ogni tipo, e un essere umano viene “ripudiato” da chi lo ha messo al mondo. Che tipo di società è mai questa che si affida all’impersonale dominio delle macchine e perde i valori dell’umanesimo, e con essi carità e solidarietà? Il ministro della Famiglia Eugenia Roccella, in un comunicato, ha richiamato la legge che consente in questi casi di dare in adozione il bambino “rifiutato”. Non è un granché come soluzione per uno Stato che rivendica il monopolio socio sanitario ed assistenziale. Si dovrebbe invece far “adottare” il bambino ai suoi genitori! Identificarli, munirli di un lavoro o di un reddito di inclusione perché quei padri e quelle madri, sono stati privati dalla necessità, del diritto di vedere crescere il proprio figlio! Non basta dare dei genitori ad un bambino. Occorre che lo Stato onnipotente ed onnipresente dia a quel bambino i suoi genitori naturali.

Miliardi di euro sono stati spesi per regali, addobbi e vacanze. La macchina dell’induzione consumistica ha funzionato a dovere, ma non c’è un euro per i genitori di Natalino. I nomi sono conseguenza delle cose e se le generazioni future avranno come denominazione delle lettere alfabetiche, derivate dalla tipologia delle macchine, perderanno quei sentimenti e quei valori che hanno portato la civiltà agli umani anche quando si camminava a piedi e si comunicava con i segnali di fumo. Abbiamo un mondo che rincorre la ricchezza ma tanta gente povera di spirito, distratta e affascinata dalle meraviglie della tecnica, si mostra sorda ed indifferente anche davanti ai vagiti di un bambino nella notte in cui è nato il Salvatore.

*già parlamentare
© RIPRODUZIONE RISERVATA

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome