‘Ndrina, colpo ai clan di Rosarno: 31 fermi e sequestri per 5 milioni

Ndrina, colpo ai clan di Rosarno: 31 fermi e sequestri per 5 milioni. L’indagine, convenzionalmente denominata 'Ares', ha accertato che l’originaria compattezza della cosca si era affievolita già dopo la scomparsa di Domenico Cacciola,

Foto Vincenzo Livieri - LaPresse

MILANO  (LaPresse) – ‘Ndrina, colpo ai clan di Rosarno: 31 fermi e sequestri per 5 milioni. L’indagine, convenzionalmente denominata ‘Ares’, ha accertato infatti che l’originaria compattezza della cosca si era affievolita già dopo la scomparsa di Domenico Cacciola. Avvenuta nel 2013, ucciso dai suoi sodali per lavare l’onta di una relazione extraconiugale intrattenuta con una donna riconducibile ai ‘Bellocco‘. Francesca Bellocco, anche lei vittima di omicidio per mano del figlio Francesco Barone. Egli recentemente condannato per tale delitto.

La conflittualità iniziata a settembre

L’esplosione delle conflittualità è stata infatti registrata lo scorso 16 settembre. Un ‘commando’ capeggiato da Gregorio Cacciola, 38 anni, figlio di Domenico. Che ha tentato di sequestrare, in pieno giorno ed in pieno centro a Rosarno, con il fine ultimo di condurlo in un luogo isolato e sopprimerlo, Salvatore Consiglio.

Bloccato un esponente emergente della famiglia ‘Grasso’

Quest’ultimo, considerato uno degli emergenti della ‘ndrina dei ‘Grasso‘, tradizionale cosca satellite dei ‘Cacciola‘. E’ riuscito a scampare al proprio destino solo reagendo prontamente al fuoco. Grazie anche ad una pistola illegalmente portata all’interno dell’autovettura. Subito è partita la contestualizzazione dell’episodio e le immediate attività investigative. Avviate dal Gruppo di Gioia Tauro. Ed è emersa una precisa chiave di lettura delle dinamiche mafiose interne al gruppo ‘Cacciola‘. Ormai scisso nelle due cosche dei ‘Cacciola-Grasso‘ e dei ‘Cacciola‘. L’indagine ha potuto acclarare che i componenti dei due gruppi in conflitto hanno iniziato a muoversi armati. Pronti per sostenere un eventuale conflitto a fuoco, con armi detenute e trasportate attuando diversi escamotage, come quello di occultarle all’interno dei vani di allocazione degli airbag delle autovetture.

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