‘Ndrangheta in Piemonte: 5 misure cautelari per estorsione

Il centro agro-alimentare di Torino

Eseguite dalla guardia di finanza di Torino 5 misure cautelari (3 in carcere e 2 con obbligo di dimora) per estorsione e intestazione fittizia di beni aggravate dal metodo mafioso, truffa ai danni dello Stato e bancarotta fraudolenta. Ricostruita una vicenda di acquisizione predatoria di un’attività all’interno del centro agroalimentare di Torino: i soggetti coinvolti avrebbero operato all’interno del mercato con la predetta società anche instaurando legami e scambi con altri esponenti della ‘ndrangheta. Tali operazioni sarebbero state effettuate con la complicità di più soggetti e con l’ausilio di liberi professionisti, ricorrendo a prestanome per celare il vero dominus delle imprese, il quale avrebbe agito al fine di agevolare l’associazione ‘ndranghetista cui era organico ed eludere le disposizioni in materia di misure di prevenzione patrimoniali, essendo egli stato destinatario di una condanna definitiva per associazione di tipo mafioso. Alcune delle società sarebbero state utilizzate per la commissione di truffe aggravate per il conseguimento di erogazioni pubbliche nel periodo della pandemia di Covid. I personaggi coinvolti, infatti, sarebbero riusciti a ottenere in maniera fraudolenta finanziamenti a fondo perduto e garanzie statali per la percezione di finanziamenti bancari, ai sensi della vigente normativa emergenziale. Tali operazioni illecite avrebbero avuto l’obiettivo di far ottenere i sostegni finanziari pubblici ad un elemento di spicco della ‘ndrangheta piemontese sottoposto alle indagini, cui egli non avrebbe potuto avere accesso in ragione della condanna riportata per il delitto di cui all’art. 416-bis c.p. e della sottoposizione a misure di prevenzione. Alcune delle truffe sarebbero state commesse con il contributo di un “colletto bianco” (destinatario della misura dell’obbligo di dimora), dipendente di un locale ente territoriale, risultato avere – per quanto emerso nel corso delle investigazioni – assidui contatti con personaggi vicini al mondo ‘ndranghetista e in grado di riconoscerne l’appartenenza o la contiguità allo stesso.

Emblematico è apparso il vero e proprio atto “predatorio” commesso (in ipotesi d’accusa) all’interno del mercato ortofrutticolo di Grugliasco (Torino), consistente nell’estorsione – aggravata dal metodo mafioso – posta in essere nei confronti del titolare di uno stand, attraverso la quale gli indagati sono riusciti ad acquisire, senza alcun corrispettivo, una ulteriore attività economica nel Centro Agroalimentare torinese. In tal modo essi hanno potuto eliminare un concorrente e rafforzare la propria posizione commerciale nel mercato, grazie all’aumento degli spazi controllati. Dopo i fatti estorsivi commessi nei confronti del titolare dello stand e prima di procedere all’acquisizione formale della sua azienda, gli indagati avrebbero posto in essere un’operazione di fittizia intestazione a prestanome delle quote della società acquirente.

Le persone coinvolte avrebbero poi operato all’interno del mercato con la predetta società anche instaurando legami e scambi con altri esponenti qualificati della ‘ndrangheta, procedendo (come sovente avviene nelle dinamiche operative delle organizzazioni criminali) a distrarne e dissiparne progressivamente il patrimonio, peraltro senza onorare i debiti commerciali e con sistematica evasione fiscale e contributiva. Il tutto al premeditato scopo di massimizzare il profitto a discapito di concorrenza, creditori, Erario ed enti previdenziali. Atteso che simili condotte avrebbero prevedibilmente portato – come successivamente effettivamente disposto dal Tribunale di Torino – al fallimento della società, le relative quote sono state artatamente trasferite a un altro soggetto terzo (cittadino extracomunitario e privo di mezzi finanziari), il quale, a fronte di un esiguo compenso, si sarebbe addossato tutte le responsabilità civili e penali. Il Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Torino ha disposto il provvedimento cautelare in argomento ravvisando in capo agli indagati i gravi indizi di colpevolezza nonché il pericolo di fuga e di reiterazione delle condotte criminali.

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