‘Ndrangheta, truffa per contributi nell’agricoltura: 8 arresti nel Reggino

I carabinieri hanno accertato che nel periodo 2010-2018 alcuni indagati, appartenenti o contigui a cosche della 'ndrangheta reggina, hanno beneficiato di contributi economici

Foto LaPresse - Claudio Furlan

Reggio Calabria (LaPresse) – È in corso dalle prime ore di questa mattina un’operazione del comando carabinieri per la tutela agroalimentare. Coordinata dalla direzione distrettuale antimafia reggina, in esecuzione di un provvedimento di custodia cautelare nei confronti di 8 persone. Sono ritenute responsabili di associazione per delinquere e truffa per il conseguimento di contributi pubblici. Aggravati poi dalla finalità di agevolare le consorterie mafiose.

I carabinieri hanno accertato che nel periodo 2010-2018 alcuni indagati, appartenenti o contigui a cosche della ‘ndrangheta reggina, hanno dunque beneficiato di contributi economici erogati dall’Agenzia della Regione Calabria. Per le erogazioni in agricoltura per un ammontare di diverse centinaia di migliaia di euro. Attestando falsamente lo svolgimento di attività imprenditoriale e il possesso di requisiti soggettivi previsti per legge.

Truffa a Ue, Stato e Regione in agricoltura: sequestro di beni per 5 milioni

I finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo hanno quindi sequestrato immobili, aziende e disponibilità finanziarie del valore complessivo di oltre 5 milioni di euro a tre imprenditori agricoli di Valledolmo e ad un agronomo di Lascari. Si tratta di Rosario, Vincenzo e Giuseppe Randazzo e Nico Ciritto. Le ipotesi di reato sono truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, falso, frode fiscale, riciclaggio ed anche malversazione ai danni dello Stato.

Le indagini si sono concentrate sull’analisi di due domande di finanziamento pubblico, nell’ambito del Piano di Sviluppo Rurale (PSR) Sicilia 2007/2013, presentate da Rosario Randazzo (a cui è subentrato il figlio Vincenzo) e da Giuseppe per l’ammodernamento delle aziende agricole ubicate a Sclafani Bagni e Valledolmo. Il progetto prevedeva che gli imprenditori sostenessero il 50% gli oneri di spesa ammessi al finanziamento. Ma le indagini hanno permesso di scoprire che, attraverso un meccanismo di false fatturazioni e di riciclaggio, gli investimenti sono stati realizzati senza il previsto apporto di mezzi propri, a danno dell’Unione Europea, dello Stato e della Regione Siciliana, Istituzioni tra le quali è ripartito, in varia misura, il finanziamento.

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