Negli ultimi sedici anni, quasi due milioni di persone hanno lasciato il Sud

Per il futuro si prevede un peggioramento della situazione attuale

Foto Fabio Cimaglia / LaPresse
di Alessandro Banfo

ROMA (AWE/LaPresse) – Negli ultimi sedici anni quasi due milioni di meridionali hanno lasciato la propria terra per trovare un lavoro stabile. E tra il 2010 e il 2018 il numero di famiglie del Mezzogiorno dove tutti sono disoccupati è raddoppiato, raggiungendo quota 600mila. È inutile girarci attorno: mettendo i fila i numeri dell’anticipazione del Rapporto Svimez 2018, lo scenario per il Sud Italia è davvero preoccupante. Anche perché nel 2017 la lenta ripresa è proseguita, ma in un contesto di grande incertezza rischia di frenare. Dalla lettura dei dati si registra come il Pil sia aumentato al Sud dell’1,4%, rispetto allo 0,8% del 2016. Ciò grazie al forte recupero del settore manifatturiero (5,8%), in particolare nelle attività legate ai consumi e, in misura minore, delle costruzioni (1,7%). La crescita è stata solo marginalmente superiore nel Centro-Nord (+1,5%).

Ma le ombre riguardano soprattutto il futuro

Il motivo? Secondo l’Associazione per lo Sviluppoo dell’industria nel Mezzogiorno nel 2018, il Prodotto interno lordo del Centro-Nord dovrebbe crescere dell’1,4%, in misura maggiore di quello delle regioni del Sud (+1%). Nel 2019 si rischia un forte rallentamento dell’economia meridionale: la crescita del prodotto sarà pari a +1,2% nel Centro-Nord e +0,7% al Sud. In due anni si tratta di un un sostanziale dimezzamento del tasso di sviluppo. In assenza di una politica adeguata, Svimez spiega che “anche l’anno prossimo il livello degli investimenti pubblici al Sud dovrebbe essere inferiore di circa 4,5 miliardi se raffrontato al picco più recente (nel 2010)”. Se, invece, nel 2019 fosse possibile recuperare per intero questo gap, favorendo in misura maggiore gli investimenti infrastrutturali di cui il Sud ha grande bisogno, ciò darebbe luogo a una crescita aggiuntiva di quasi un punto percentuale (+0,8%), rispetto a quella prevista (appena un +0,7%).

Questo potrebbe anche stoppare la fuga di giovani tra i 15 e i 34 anni – la quasi totalità senza tornare – che ha lasciato il meridione dal 2011 ad oggi. Preoccupante poi per Svimez “la crescita del fenomeno dei working poors: la crescita del lavoro a bassa retribuzione, dovuto a complessiva dequalificazione delle occupazioni e all’esplosione del part time involontario, è una delle cause, in particolare nel Mezzogiorno, per cui la crescita occupazionale nella ripresa non è stata in grado di incidere su un quadro di emergenza sociale sempre più allarmante“.

I dati Svimez mi mortificano, avrei voluto non avere ragione quando nella scorsa legislatura contestavamo la politica economica portata avanti per il Sud. C’è stata quasi una questione intenzionale di lasciare il Sud in miseria”, ha commentato la ministra per il Sud, Barbara Lezzi. “C’è stata una trascuratezza per l’uso dei fondi europei, c’è un Paese fratturato per l’incompetenza di chi ha governato prima“.

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