Nel mirino dell’Antimafia il denaro degli Iorio versato alla ditta di Fontana

La somma pagata da Ambienta alla Opes Trasporti del casapesennese sfiora il milione di euro

CASAL DI PRINCIPE – L’ingente flusso di denaro che da Ambienta, società – dice l’Antimafia – gestita di fatto dalla famiglia Iorio di Calvi Risorta, confluito sui conti delle ditte riconducibili all’imprenditore Antonio Caliendo di Casal di Principe: è il tema dell’inchiesta, coordinata dai pm Fabrizio Vanorio e Maurizio Giordano, che lo scorso 2 febbraio ha fatto scattare 8 misure cautelari. Indagando su questi movimenti bancari, spesso giustificati, afferma l’accusa, da false fatture (per frodare il fisco e riciclare i proventi dell’evasione), l’attenzione dei finanzieri del Nucleo di polizia valutaria di Roma è stata attratta anche da cospicui pagamenti sempre fatti da Ambienta (azienda con sede a Pastorano e attiva nel settore dei rifiuti) ma non destinati alle compagini della galassia Caliendo: si tratta di circa 950mila euro versati alla società Opes Trasporti, con base a San Cipriano d’Aversa, amministrata dal 54enne casalese Raffaele Fontana alias Statuto. Chi è? I finanzieri hanno accertato che si tratta di un esponente di una famiglia che avrebbe legami con il gruppo Zagaria. Spieghiamo meglio: Carlo, fratello di Raffaele, è sposato con Maria Maddalena Garofalo, sorella di Giovanni Garofalo ‘o marmulare, uomo di fiducia del capoclan ergastolano Michele Zagaria Capastorta. Carlo Fontana ha rimediato nel 2020 una condanna per associazione mafiosa – clan Zagaria (definitiva e già scontata) a 4 anni e 6 mesi.

Tra chi ha legato i fratelli Fontana alla fazione mafiosa di Casapesenna c’è il pentito Michele Barone: ai magistrati della Dda ha raccontato (era il 2016) che Raffaele Fontana avrebbe gestito con i fratelli (Carlo e Fabio) un’azienda di trasporti collegata a Michele Zagaria. Inizialmente, però, i germani avrebbero lavorato con Michele Fontana ‘o sceriffo (altro pezzo da novanta del clan dei Casalesi). Qualche tempo dopo si allontanarono dal ras, stando alle dichiarazioni di Barone, e fecero vera carriera imprenditoriale grazie al sostegno del boss Capastorta e dei suoi fratelli Pasquale ed Antonio Zagaria. Secondo Barone ad avere rapporti “stretti” con Pasquale e Antonio Zagaria sarebbe stato Raffaele Statuto, mentre Carlo e Fabio si occupavano delle attività materiali.

L’indagine sulle ipotizzate fatture false emesse da Ambienta ha portato cautelarmente in carcere Antonio Luca Iorio di Calvi e Caliendo (ai due è stata contestata anche l’aggravante della finalità mafiosa). Erano stati disposti invece i domiciliari per Nicolino Iorio, 78enne di Calvi (padre di Luca Antonio), Alfonsina Russo, 33enne, Delisa Silvana Corvino, 67enne, ed Ersilia Carano, 58enne, tutte di Casal di Principe, ma giovedì l’ottava sezione del Riesame ha deciso di rimetterli in libertà annullando il provvedimento restrittivo (ad assisterli gli avvocati Mirella Baldascino, Carlo De Stavola, Pasquale Diana e Giuseppe Stellato). L’indagine ha coinvolto, trascinandoli agli arresti in casa, pure Gaetano Marraprese, 48enne di Pastorano, e Nicola Ferri, 69enne di San Marcellino. Gli 8 inquisiti (da ritenere innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile) sono accusati, a vario titolo, di riciclaggio di denaro, frode fiscale e intestazione fittizia di beni. Non sono coinvolti nell’inchiesta su Ambienta e per quanto a nostra informazione non sono sottoposti ad altre attività investigative per mafia i fratelli Raffaele, Carlo e Fabio Fontana (anche la società Opes non ha ricevuto misure cautelari in relazione all’indagine della guardia di finanza di Roma). Le dichiarazioni di Barone sul loro conto non rappresentano verità assolute, ma si tratta di informazioni che vanno vagliate e riscontrate dall’autorità giudiziaria. Fatti questi necessari chiarimenti, per le fiamme gialle il rapporto imprenditoriale tra Ambienta e la Opes dei Fontana, preso atto del presunto contesto mafioso in cui si è svolto, merita di essere approfondito e analizzato.

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