Nuove scintille Tria-M5s Di Maio: sulla Tav vale ciò che è scritto nel contratto

Foto Fabio Cimaglia / LaPresse Nella foto Giovanni Tria

ROMA  – Ai ferri corti ci si era arrivati già da un pezzo. Ma stavolta il ministro dell’Economia Giovanni Tria ha toccato un nervo scopertissimo del M5S. Che ha sempre saputo come il professore la pensasse su Tav e grandi opere, ma ha visto come un affronto quel “nessuno verrà mai ad investire in Italia, con un governo che non sta ai patti e cambia le leggi“.

Parole che il leader pentastellato Luigi Di Maio si è affrettato ad etichettare come “opinioni personali”, ricordando che “c’è il contratto di governo” che sulla Tav dice cose ben precise.

Ma certo nel dibattito già aperto con la Lega sull’opera, su cui ancora va trovata una soluzione, quelle ‘opinioni’ del ministro Tria non sono state prese a cuor leggero dal Movimento. Dove più di una persona ricorda che non è certo la prima volta che l’economista esprime pubblicamente posizioni personali, opposte a quelle del governo e soprattutto dei pentastellati.

Ce ne sarebbe abbastanza, per qualcuno, per parlare di rimpasto, ma quella parola a palazzo Chigi non va nemmeno pronunciata: impossibile ora mostrare cedimenti di alcun tipo, figuriamoci indebolire così il fronte di governo che deve essere il più compatto possibile, anche alla luce della possibilità di una manovra correttiva – e mercoledì il Country report dell’Ue potrebbe complicare il quadro per i gialloverdi – e della difficilissima manovra autunnale. “Non ne vedo il motivo“, dice il sottosegretario M5s Stefano Buffagni a Circo Massimo, parlando dell’ipotesi di dimissioni di Tria.


Il giudizio nei confronti del ministro non è certo tenero

Il ragionamento che faccio è un altro: ciascuno di noi deve fare il suo lavoro. Se sei andato a prendere un impegno all’1,6 – dice riferendosi al rapporto deficit/pil che il titolare dell’Economia avrebbe concordato con l’Ue prima del varo della manovra – senza averlo concordato con i tuoi numeri uno, con quelli che avevano i voti, hai generato un danno successivo”, aggiunge.I


I fronti che dividono Mef e M5S

A partire da Bankitalia, dove la conferma di Luigi Federico Signorini, osteggiata dai pentastellati, è ancora in stand by. Per non parlare dei dubbi sollevati sulla nomina a commissario Inps di Pasquale Tridico e a vice di Francesco Verbaro. “Io l’ho letto sui giornali”, aveva detto martedì Tria, come a sottolineare la propria distanza dalla scelta.

Il ministro vorrebbe vederci chiaro sia sul compenso dei due, sia sulla compatibilità di Verbaro con l’incarico, punto su cui potrebbero esserci dei problemi legati al ruolo dell’ex consigliere di Sacconi in Formatemp. Tanto che, spiegano fonti vicine al dossier, è verosimile che possa essere lo stesso Verbaro a fare un passo indietro.
(LaPresse)

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome