Omicidio di Rozzano, i pm ipotizzano una ‘trappola’ familiare contro la vittima

Il nonno aveva abusato della nipotina, questo il movente del delitto da parte del padre della piccola

LaPresse

MILANO – Potrebbe essere stato attirato in una “trappola” dalla sua famiglia Antonio Crisanti, 63 anni, ucciso lunedì sera dal genero nei giardinetti vicino al supermercato ‘Gigante’ di Rozzano. É questa l’ipotesi a cui stanno lavorando il procuratore aggiunto Letizia Mannella e il pm Monia Di Marco e i carabinieri che stanno indagando sull’omicidio.

L’ipotesi degli inquirenti: un omicidio pianificato nei dettagli

Dopo il delitto il 34enne E.S., fratello del boss che da anni gestisce lo spaccio di droga nel quartiere, si è costituito insieme al 27enne A.M., che guidava lo scooter a bordo del quale sono fuggiti. E proprio i movimenti del motorino, che per ore si è aggirato nel quartiere prima della sparatoria, hanno portato gli inquirenti a credere che l’omicidio in realtà sia stato pianificato nei dettagli.

Il movente dell’omicidio

Il 63enne dall’estate scorsa era tornato a vivere quartiere nel napoletano di Secondigliano, dov’era nato. Il suo clan familiare lo aveva “messo al bando”. Dopo che la nipotina di 8 anni aveva raccontato che il nonno da due anni le riservava delle attenzioni particolari. Abbastanza perché il papà e la mamma denunciassero tutto in Procura.

Il racconto della bambina: il nonno accusato di violenze

La piccola nei mesi scorsi aveva raccontato in audizione protetta, davanti al pm e allo psicologo, delle gravi violenze subite soprattutto durante le vacanze. Quando veniva affidata al nonno. E lunedì scorso la piccola è stata sentita proprio in un incidente probatorio davanti al gip, alla presenza dei pm e dei legali ma non dell’imputato. Per cristallizzare le sue dichiarazioni in vista del processo a carico del 63enne. L’udienza è terminata intorno alle 16, solo due ore prima del delitto.

La confessione del colpevole

Il padre ha raccontato che, dopo aver risentito ancora una volta i racconti della figlia, qualcosa in lui si è spezzato. E quando si è ritrovato davanti il suocero non ha esitato a farsi giustizia da se, scaricandogli addosso la sua pistola 9×21. “Il mio è stato un black out mentale – ha ammesso davanti agli inquirenti – un gesto “istintivo”.

Le indagini sono in corso

L’uomo, assistito dall’avvocato Lucio Antonio Abbondanza, ha cercato anche di discolpare l’amico che, a suo dire, non sapeva nulla del gesto che stava per compiere nel parco vicino al supermercato e di respingere l’accusa di omicidio premeditato.

Il pm Monia Di Marco e il procuratore aggiunto Letizia Mannella hanno inoltrato all’ufficio gip Elisabetta Meyer la richiesta di convalida dei fermi per il killer e il complice. Gli interrogatori di convalida sono fissati per giovedì mattina nel carcere milanese di San Vittore.

(LaPresse)

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