Pa, raggiunto l’accordo di contratto dei ministeri: aumento medio di 125 euro

Aumenti in busta paga e nuove regole anche per lo smart working: sotto l'albero di Natale arriva la preintesa all'Aran per il contratto del comparto Funzioni centrali per triennio 2019-2021, che riguarda circa 225.000 dipendenti pubblici.

Luigi Sbarra (Foto Ufficio Stampa CISL/LaPresse)

ROMA – Aumenti in busta paga e nuove regole anche per lo smart working: sotto l’albero di Natale arriva la preintesa all’Aran per il contratto del comparto Funzioni centrali per triennio 2019-2021, che riguarda circa 225.000 dipendenti pubblici. Un accordo che “mi rende felice e orgoglioso – esulta il ministro, Renato Brunetta – Rispettiamo l’impegno che avevo preso il 10 marzo siglando con i sindacati il Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale. La firma odierna, apripista per gli altri comparti, a partire da sanità ed enti locali, è la conclusione di un percorso di negoziati basati sulla fiducia reciproca, sulla responsabilità e sulla partecipazione”.

L’intesa inaugura il nuovo sistema di classificazione del personale: nel comparto ‘funzioni centrali’ rientrano Ministeri, Agenzie fiscali, Enti pubblici non economici, Cnel. La preintesa 1 dicembre gennaio 2021, aumenti medi ponderati in busta paga per 105 euro cui si aggiungono le risorse della legge di bilancio un ulteriore beneficio complessivo a regime di circa 20 euro medi al mese. L’intesa riconosce anche arretrati contrattuali medi, per il periodo 2019-2021, pari a circa 1.800 euro.

Viene semplificato il sistema conseguente al superamento delle vecchie posizioni economiche, sostituite da un’unica posizione giuridica per ciascuna area; introdotta una quarta area ‘delle elevate professionalità’ in cui verranno assunti dipendenti in possesso di elevata qualificazione professionale, e che rappresenta un futuro sbocco professionale per i funzionari già presenti nell’amministrazione; previsto un percorso economico chiaro e semplificato, che consente ai lavoratori di acquisire quote aggiuntive di stipendio, denominate ‘differenziali stipendiali’, volte a remunerare il maggior grado di competenza professionale progressivamente acquisito dai dipendenti; regolato il lavoro agile; potenziata la collaborazione con le organizzazioni sindacali; nuova attenzione alla formazione del personale, e rivisitazione di alcuni istituti normo-economici previsti dal precedente contratto oltre all’introduzione di tutele volte a consentire alle persone di vivere in modo equilibrato la propria identità di genere.

Quello di oggi è per la Cgil “un risultato importante, sul fronte dei diritti e del salario. Raggiunto l’obiettivo storico, prefissato col passato contratto, di un nuovo ordinamento professionale”. Per il segretario generale Cisl Luigi Sbarra “Si apre così una nuova stagione di innovazione e modernizzazione in tutta la Pubblica amministrazione”. Dalla Uil Pierpaolo Bombardieri sottolinea come il risultato raggiunto sia l’esito di un percorso avviato nello scorso mese di marzo con l’accordo firmato a Palazzo Chigi con il Premier Draghi e il Ministro della Funzione pubblica, Brunetta:” A dimostrazione del fatto – punzecchia – che quando il dialogo è proficuo e tiene conto delle posizioni delle parti sociali, si possono fare importanti passi avanti per le lavoratrici, i lavoratori e il Paese”.

di Antonella Scutiero

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