Palermo, omicidio Vucciria. Padre confessa per salvare il figlio

C'è una confessione di un padre che pur di salvare il figlio accusa il fratello dell'omicidio di Emanuele Burgio, il 26enne ucciso con almeno quattro colpi di pistola domenica notte nel popolare quartiere della Vucciria a Palermo

Foto LaPresse - Andrea Campanelli 05/03/17 Calcinato Brescia ITA Cronaca Calcinato, omicido uomo 37 anni accoltellato Nella foto: i carabinieri del SIS sul luogo con il corpo dell' uomo ucciso accoltellato da un senegalese gia fermato dai carabinieri

PALERMO– C’è una confessione di un padre che pur di salvare il figlio accusa il fratello dell’omicidio di Emanuele Burgio, il 26enne ucciso con almeno quattro colpi di pistola domenica notte nel popolare quartiere della Vucciria a Palermo, scaricando su di lui tutta la responsabilità. Domenico Romano, il padre di Giovanni Battista, ha accusato suo fratello Matteo Romano di aver ucciso Burgio cercando di convincere gli inquirenti che suo figlio non ha avuto alcun ruolo nell’agguato di domenica notte. I tre sono stati fermati dalla squadra mobile di Palermo con l’accusa di omicidio premeditato. Le immagini delle videocamere della zona lasciano pochi dubbi: riprendono l’omicidio e i tre che si allontanano in scooter. Riprendono Matteo Romano sparare al petto e alle spalle di Emanuele Burgio, dopo che il nipote Giovanni Battista gli passa l’arma, una calibro 9 che non è ancora stata trovata. Dopo 24 ore dunque il delitto della Vucciria ha tre sospettati, fermati per i gravi indizi di colpevolezza.

Secondo i magistrati della Dda di Palermo che coordinano le indagini della squadra mobile, la causa scatenante dell’omicidio di Emanuele Burgio sarebbe un pestaggio. Emanuele Burgio nei giorni scorsi al culmine di una lite stradale avrebbe massacrato di botte Giovanni Battista Romano, 29 anni, il più giovane dei tre fermati. Questo avrebbe portato le due famiglie ad incontrarsi più volte la scorsa settimana senza riuscire a trovare un accordo soddisfacente. Domenica notte sarebbe andato in scena l’atto finale dove al posto delle parole hanno parlato le pallottole. Non c’è stato margine per ulteriori discussioni. I tre Romano sono arrivati e dopo una manciata di secondi Matteo, lo zio, ha fatto fuoco. Le immagini delle telecamere riprendono chiaramente l’agguato con i tre che arrivano a piedi in via dei Cassari dopo aver lasciato gli scooter molto distanti in modo da non essere identificati dalla targa dei mezzi. Si vede il più giovane passare l’arma allo zio che prima spara al petto di Burgio e poi alla schiena mentre la vittima prova a scappare.

La lite stradale sarebbe però solo la causa scatenante dell’omicidio. Fra Burgio e i Romano ci sarebbero anche altre questioni irrisolte che riguarderebbero la gestione delle piazze di spaccio nelle zone della movida palermitana, le più remunerative per le famiglie. Secondo quanto si apprende da fonti investigative Burgio voleva allargare il giro dello spaccio di cocaina senza l’autorizzazione delle famiglie. La lite stradale sarebbe stata l’ennesima conferma che Emanuele Burgio non rispettava le regole e dunque doveva essere punito. A prescindere dal cognome che porta. Suo padre Filippo, infatti, è l’ex cassiere della famiglia di Palermo centro, arrestato e condannato a nove anni di carcere per associazione mafiosa.

LaPresse

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