Papa lancia l’allarme da Budapest: “Antisemitismo serpeggia ancora, spegnere la miccia”

In Europa (e altrove) serpeggia ancora la minaccia dell'antisemitismo.

BUDAPEST – In Europa (e altrove) serpeggia ancora la minaccia dell’antisemitismo. L’allarme lo lancia Papa Francesco che, per il suo 34esimo viaggio all’estero, sceglie di fare tappa a Budapest e in Slovacchia.

Nella capitale ungherese e a Bratislava Francesco prende parte a due incontri ecumenici nello stesso giorno, accanto a lui siedono anche i rappresentanti delle comunità ebraiche dei due Paesi, gli incontri cadono anche tra le due festività di Rosh Hashanah (il capodanno) e dello Yom Kippur.

La preoccupazione del Pontefice è rivolta alle recrudescenze di intolleranza che animano ancora il Vecchio Continente. La miccia dell’antisemitismo “va spenta”, insiste e il miglior modo per disinnescarla è “lavorare in positivo insieme, è promuovere la fraternità”.

L’Ungheria ospitava la più grande comunità ebraica d’Europa. Allo scoppio della seconda guerra mondiale, le persone di origine ebraica residenti a Budapest erano circa 246mila. Budapest accolse come rifugiati anche 5mila ebrei dall’Austria e 8mila dalla Slovacchia. Nel 1944 furono 435mila gli ebrei ungheresi deportati nei campi di sterminio.

Bergoglio richiama l’immagine del Ponte delle Catene, il più antico a collegare le due sponde del Danubio in città: “Non le fonde insieme, ma le tiene unite. Così devono essere i legami tra di noi. Ogni volta che c’è stata la tentazione di assorbire l’altro non si è costruito, ma si è distrutto; così pure quando si è voluto ghettizzarlo, anziché integrarlo. Quante volte nella storia è accaduto!”, afferma.

L’impegno che il Papa chiede al mondo, parlando da un Paese guidato dalla destra sovranista, è a “vigilare e pregare perché non accada più. E impegnarci a promuovere insieme una educazione alla fraternità, così che i rigurgiti di odio che vogliono distruggerla non prevalgano”.

In un mondo lacerato da troppi conflitti, intima il Papa argentino: “Nessuno possa dire che dalle labbra degli uomini di Dio escono parole divisive, ma solo messaggi di apertura e di pace”. E’ questa la testimonianza migliore che “deve offrire chi ha ricevuto la grazia di conoscere il Dio dell’alleanza e della pace”.

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