Papà orco tortura il figlio di 6 mesi

NAPOLI – Un minuto. E’ quanto dura il video diffuso dalla madre del piccolo F. per denunciare quanto era accaduto nella loro casa di Pianura. Il coraggio della donna ha salvato il neonato di 6 mesi dalle grinfie del padre, P. M. Il 32enne, infatti, se non fosse stato denunciato, avrebbe potuto continuare le violenze chissà per quanto tempo ancora. E invece, pare che sia bastata soltanto quella volta, in cui, nonostante sapesse della presenza all’interno dell’appartamento di un sistema di videosorveglianza, ha preso in braccio il bambino, suo figlio biologico (meglio specificare per rendere meglio il metro della gravità di quanto accaduto) mentre piangeva, e l’ha torturato. Per farlo smettere di gridare, il 32enne ha preso a schiaffi il neonato. Pare che in uno dei frame sia possibile scorgere il papà orco mentre sferra addirittura un pugno. Non contento, si è accanito sul bambino, prendendolo a morsi. E pensare che sui social esprimeva tutta la gioia per l’arrivo di F. Vedendoselo in braccio, però, invece di proteggerlo, l’ha seviziato. L’ha fatto mentre la compagna era in casa. Infatti pare che l’orrore sia avvenuto mentre la madre del piccolo era in bagno. La donna si è accorta di quello che era successo. Superato lo choc, che pare le abbia causato addirittura un malore, la madre di F. ha avuto la lucidità di recuperare le immagini catturate dalle telecamere installate in casa e di girarle agli agenti di polizia e ai media. In sede di denuncia, a inizio maggio, le sue dichiarazioni a ‘La Vita in Diretta’, trasmissione televisiva in onda su Rai Uno. “Quella bestia ci ha rovinato la vita – disse la donna – e pensare che ero stata io a mettergli nostro figlio in braccio. L’ha preso a schiaffi e a morsi mentre io ero in bagno. Mi sono sentita male. Non capisco come sia possibile vedere un padre che tortura un neonato in questo modo. Eppure sapeva che in casa ci fossero le telecamere”. E’ il particolare che l’ha tradito e che ha permesso agli uomini della Squadra Mobile di Napoli guidati da Alfredo Fabbrocini di catturarlo e portarlo in carcere. Ora P. M. dovrà rispondere di maltrattamenti. 

“Da adulto può emulare il padre”

Il cervello dei bambini differisce sensibilmente da quello degli adulti su due aspetti fondamentali: le connessioni neuronali presenti nel cervello e i livelli di mielinizzazione. Il cervello del bambino è estremamente plastico, grazie al numero elevato di connessioni e a causa della maggiore velocità con la quale le informazioni passano attraverso di esse. Il lasso di tempo che va dalla gravidanza ai primi anni di vita appare strettamente legato alle esperienze vissute. Le conseguenze negative a livello psicopatologico, sono sul piano cognitivo, sulla costruzione del senso del proprio sé e sulle capacità emotive, legate alla socializzazione e all’integrazione. Nell’area cognitiva, l’esperienza di maltrattamento intacca innanzitutto il livello di performance scolastica, va ad interferire con le rappresentazioni che il minore ha di sé e degli altri: queste possono arrivare a diventare multiple e dissociate, tanto che le funzioni integrative come l’identità, la coscienza e la memoria si disgregano fino a produrre un vero e proprio stato di coscienza alterato. I bambini, faticano ad avere una percezione positiva di sé stessi, ad integrarsi negli ambienti sociali e hanno maggiori possibilità di sviluppare condotte antisociali e comportamenti oppositivo-aggressivi che lo spingono a non rispettare le regole sociali e di condotta, con la conseguente di una forte opposizione e contrapposizione nei confronti dell’autorità. Anche le competenze emotive vengono fortemente intaccate come la capacità empatica, ovvero lo sviluppare auto consapevolezza e introspezione e comprendere le proprie e altrui emozioni. Viene fortemente intaccata la capacità di riconoscere le espressioni facciali, poiché sarà portato a distorcere le informazioni emotive attribuendogli significati per lo più negativi, sovrastimando o mal interpretare le emozioni di rabbia e di paura. Abbiamo un innalzamento delle possibilità che diventi, in futuro, egli stesso un adulto maltrattante.  Infine, le esperienze traumatiche possono condurre a esiti in cui si arriva a sviluppare patologie psichiatriche come: Disturbi del tono dell’umore, Disturbi d’ansia, Disturbo Post-Traumatico da Stress, Disturbi del comportamento, Disturbo d’abuso di sostanze . Recentemente è stato scoperto che il maltrattamento espone ad un rischio maggiore di sviluppare Schizofrenia, psicosi e sintomi psicotici caratterizzati fa forti allucinazioni e deliri. 

Domenico Marotta

L’allarme del Garante: “Apriamo i centri di ascolto”

Quando ieri mattina Giuseppe Scialla è venuto a conoscenza dell’arresto del 32enne di Pianura, che ha preso a schiaffi e a morsi il figlio di appena 6 mesi, non ci voleva credere. “Ma come si può infierire su un bambino così piccolo? Che cosa gli avrà mai potuto fare?”, si è chiesto il Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Campania. Quando gli hanno raccontato i particolari, un brivido ha percorso la schiena di Scialla, che ha comunque subito ripreso la lucidità per lanciare l’allarme. “L’azione degli agenti di polizia, su ordine della Procura, non necessita di un mio intervento formale – ha spiegato Scialla – però, mi dà l’opportunità per accendere i riflettori su un fenomeno in grande espansione: le ritorsioni sui minori da parte dei genitori, che intendono rivalersi sui bambini per punire il partner”. Pur non conoscendo nel dettaglio le vicende di Pianura, Scialla non ha dubbi sul fatto che “tra il padre e la madre del bambino c’era conflittualità. Sono convinto che l’uomo abbia torturato il bimbo dopo diverse liti scoppiate con l’altro genitore. Però, adesso dobbiamo essere bravi a prevenire episodi del genere. Prima di tutto bisogna aprire centri di ascolto in tutta la Campania. Dobbiamo intervenire prima che tutto ciò accada di nuovo”. 

Giuseppe Scialla

Accordo per tutelare le vittime minorenni

Firmato ieri a Nisida il protocollo operativo per la tutela e il supporto dei minorenni vittime di reato. Promosso dalla Procura per i minorenni e coordinato da Defence for Children International Italia, l’accordo rafforza la sinergia tra Asl Napoli 1, istituzioni, forze dell’ordine e servizi socio territoriali per definire misure di sostegno personalizzate.

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