Pasqua annuncio di speranza

Era l’undici aprile 1963, tre giorni prima della Pasqua, quando risuonò in tutto il mondo l’espressione del Papa Giovanni XXIII: “Pacem in terris”. Oggi, dopo 57 anni, l’eco di quelle parole continua a risuonare nella coscienza dell’umanità che allora le raccolse come un grido appassionato per la vita del mondo. L’espressione “Pacem in terris”, come fu osservato all’epoca, indicava la terra al plurale per rivolgersi alle Terre, ovvero alle Nazioni del mondo, che allora vivevano un pericoloso clima di “guerra fredda”. Nemmeno venti anni dopo la fine della “seconda guerra mondiale”, l’emisfero Nord del mondo si era diviso in due blocchi minacciosamente contrapposti, mentre il Sud era scosso da violente forme di rivoluzione contro i vecchi regimi coloniali. Papa Giovanni sentì di dover rivolgere a tutte le nazioni l’invito a garantire e difendere “il gran dono della pace” (86) allo stesso modo, diceva, con cui intendono sviluppare le condizioni per “il giusto benessere dei loro cittadini” (86). Oggi è Pasqua. Una Pasqua che sentiamo difficile per tutti. Una Pasqua, però, in cui risuona più vera la parola che annunzia “pace agli uomini”. Riconoscere la comune difficoltà ci apre alla solidarietà, ci chiama ad offrire vicinanza all’umanità. In questa Pasqua ci è data l’occasione di sperimentare che la pace non dipende dalle condizioni in cui viviamo, ma che è la pace a dare un senso e un valore più grande alla vita del mondo. Ora comprendiamo meglio che non sarà una florida economia a farci stare in pace, ma che la pace renderà giusta l’economia per la vita di tutti; che non sarà un’efficiente tecnologia a costruire ponti tra gli uomini, ma che la pace renderà vivo ogni contatto; che non sarà l’organizzazione di strutture armate a dare sicurezza, ma che la pace aprirà tutti alla fiducia che dialoga con la vita. Insegnava il Papa: “La convivenza umana… – è – un fatto spirituale” fatto di comunicazione di conoscenze, di ricerca del bene morale, di (e mi piace molto condividere queste parole) “nobile comune godimento del bello…; permanente disposizione ad effondere gli uni negli altri il meglio di se stessi” (19). Oggi è Pasqua: guardiamo al Cristo, al “Principe della pace”, alla Pasqua di Colui che ha offerto se stesso in una passione totalmente fedele alla verità, alla giustizia, alla vita degli uomini ed è risorto perché l’amore che si dona è come il seme che scompare nella terra per rifiorire con essa in vita nuova. Pur nella difficoltà della situazione che stiamo vivendo, la Pasqua sia per tutti noi annuncio di speranza, ci chiami ad essere protagonisti di una storia nuova, storia di pace per tutta la terra e per ogni terra.

+ Angelo Spinillo
Vescovo di Aversa

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