Patriciello: Forza Italia coinvolga cattolici e liberali per rafforzarsi

L’eurodeputato uscente e le prossime Europee: “Folla nel partito per Bruxelles? Io sarò certamente in campo, che vinca il migliore”

Aldo Patriciello

NAPOLI – I tempi sono quelli che sono e i sondaggi pure. Per Forza Italia è difficile dare agli elettori un’immagine rinnovata che possa convincerli ancora una volta a scegliere gli azzurri alle prossime Europee. Per quanto si tenti di far finta di niente, il passato pesa: a Bruxelles lo schieramento dei forzisti è stato protagonista, nel bene e nel male, portando l’Unione europee ad essere ciò che è. Rilanciare vecchie promesse, stavolta, potrebbe non bastare: ne discutiamo con Aldo Patriciello, eurodeputato uscente.

La strada per Bruxelles sembra in salita per Forza Italia. La candidatura di Berlusconi è una benedizione o una iattura?

Le elezioni europee sono sempre state delle elezioni particolari. La candidatura del Presidente Berlusconi è senza dubbio una buona notizia. L’apporto del leader fondatore è essenziale per un partito. E Berlusconi rappresenta da sempre l’elemento fondante della leadership di Forza Italia. Lo è per storia, carisma, intuito e forza elettorale. Non lo penso solo io: è un dato di fatto ed un’evidenza statistica inconfutabile. Al di là di ogni previsione elettorale, si deve riconoscere a Silvio Berlusconi il ruolo che gli spetta, è cioè di essere il custode e il garante del carattere moderato e liberale di gran parte del centrodestra.

Non è escluso che il Cavaliere scelga la circoscrizione Sud per candidarsi. Barbara Matera ha già assicurato da queste colonne che sarà candidata, ed essendo fedelissima del presidente avrà certamente un grande sostegno. Si parla anche di Stefano Caldoro candidato, per volontà dello stesso Cavaliere. Atteso che per Forza Italia, dicono i sondaggi, sarà possibile strappare un paio di seggi, come la mettiamo con gli uscenti come lei, Fulvio Martusciello e Raffaele Fitto?

Negli ultimi anni i sondaggi ci hanno insegnato che una cosa sono le previsioni, un’altra i risultati delle urne. Basti pensare all’elezione di Trump o al referendum sulla Brexit. Tra l’altro, i sondaggi di pochi giorni fa danno il partito in netta risalita, segno che è ancora troppo presto per delineare una griglia di partenza chiara e definita. In ogni caso non dobbiamo commettere l’errore di rincorrere il consenso fine a se stesso. Così si rischia di diventare schiavi dei sondaggi. Prima le idee, le proposte, la visione di una nuova Europa e poi il consenso. Non il contrario. Credo che si debba lavorare di squadra, tutti insieme, per portare avanti il Partito e la nostra idea di Europa. Poi, che vinca il migliore.

Lei dunque sarà della partita?

Certamente sì. Tra l’altro, pochi giorni fa, il Presidente Berlusconi ha annunciato pubblicamente la decisione di ricandidare tutti gli europarlamentari uscenti. Un attestato di stima nei confronti di tutta la nostra delegazione di Forza Italia che in questi anni ha lavorato in maniera seria e concreta su moltissimi dossier di importanza fondamentale per il futuro dell’Europa e dell’Italia. Penso alla difesa del Made in Italy, agli accordi commerciali con i Paesi terzi, alle nuove norme in tema di difesa dell’ambiente, agli investimenti per il Mezzogiorno, all’abolizione delle tariffe di roaming, alla lotta contro il terrorismo internazionale e tanto altro ancora.

Che pensa dell’ipotesi, lanciata da Cosimo Sibilia attraverso il nostro giornale, relativa al potenziamento di ‘L’Altra Italia’ per allargare il campo anche ad altre forze politiche oltre Fi?

Ritengo una buona idea quella di allargare il raggio di azione del partito coinvolgendo le altre forze di ispirazione cattolica e liberale. Le prossime elezioni vedranno una polarizzazione abbastanza marcata: da un lato l’asse euroscettico-sovranista, dall’altra i partiti che puntano a riformare l’assetto attuale di un’Europa che però, beninteso, resta una scelta imprescindibile. Forza Italia appartiene senza dubbio a quest’ultimo gruppo, la nostra casa a Bruxelles è il Partito Popolare Europeo. Ciò detto, credo che spetti ai vertici del partito stabilire se formalizzare o meno questo tipo di alleanze in vista delle prossime elezioni.

Che strategia dovrebbe usare Fi per ottenere un risultato migliore della Lega e garantirsi il diritto di indicare la linea politica da seguire in vista delle prossime Regionali?

Innanzitutto occorre non commettere l’errore di dare alle elezioni europee un significato troppo “locale”. La competizione riguarda il futuro dell’Europa, ci sarà tempo e modo per pensare alle prossime regionali. Certamente servirà far capire agli elettori che il futuro del Sud è strettamente legato a quello dell’Ue. Specie in un momento in cui a livello nazionale si fa strada la pericolosa idea di attuare un “federalismo differenziato”, voluto dalla Lega, che altro non è che una secessione delle regioni più ricche. Ecco quindi che occorre innanzitutto recuperare quella centralità politica smarrita negli ultimi anni e realizzare una base su cui costruire un discorso a lungo termine: un Mezzogiorno periferia economica del Paese non conviene a nessuno, men che meno a Bruxelles”.

Da tempo si parla di congressi in casa Forza Italia. Il fatto che il partito sia sempre stato restio a celebrarli vi ha allontanato dalla gente? Stavolta si faranno?

Non credo sia stata la mancanza di congressi a penalizzare il partito, forse più l’assenza alle ultime elezioni di Berlusconi. Quale che sia la ragione, ho molta fiducia nel lavoro che sta portando avanti il Presidente Tajani. Stiamo ripartendo dalla base, dalla riorganizzazione dei circoli, dal coinvolgimento dei giovani. Abbiamo bisogno di far crescere la consapevolezza che c’è un’Italia diversa, oltre il populismo di maniera. Un’Italia moderata che ha voglia di investire sul talento, di rilanciare la crescita, di sostenere lo sviluppo dei nostri territori. Prima dei congressi vengono le idee.

Un anno fa avrebbe immaginato un quadro politico come quello attuale? Che idea si è fatto del governo giallo-verde?


Ho già detto in passato che l’alleanza giallo-verde è un’alleanza forzata, figlia dell’instabilità politica venutasi a creare all’indomani delle elezioni politiche. Detto ciò io sono abituato a giudicare i Governi sulla base dei risultati ottenuti. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti: abbiamo un Paese isolato sul piano internazionale, con un’economia che – ci dicono gli ultimi dati Bankitalia – è in netta crisi. Un Paese che priva il Sud di investimenti sia per l’innovazione e la competitività delle aziende, che per le infrastrutture strategiche. La nuova legge di bilancio, poi, prevede un taglio del cofinanziamento nazionale per i fondi europei di ulteriori 850 milioni, che si sommano al taglio degli investimenti delle Ferrovie per 600 milioni e al taglio delle risorse per finanziare il credito d’imposta per gli investimenti al Sud. Un quadro non certo esaltante, direi.

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