Pd, Zingaretti frena la direzione regionale

Niente ‘palco’ per la propaganda di De Luca: polemiche interne

CASERTA - La direzione della discordia. Il 17 il segretario regionale del Pd Leo Annunziata ha convocato il massimo organismo politico del partito. Ufficialmente per discutere della situazione politica, ufficiosamente per garantire al governatore Vincenzo De Luca una passerella in cui strigliare il partito e recuperare terreno dopo la stangata subita solo tre giorni fa, quando Nicola Zingaretti ha blindato l’accordo con il Movimento 5 Stelle e tutte le altre forze politiche del centrosinistra, Luigi De Magistris compreso. Ma la direzione andrà deserta. E’ partito dal Nazareno un preciso diktat: questa direzione non s’ha da fare. Zingaretti, e con lui tutto lo stato maggiore dem, è stanco delle continue fughe in avanti del governatore. De Luca e i suoi fedelissimi non perdono giorno per alzare i toni, attaccare i vertici pentastellati, prendere le distanza dal sindaco di Napoli. Dichiarazioni e mosse che creano solo scompiglio in un momento delicatissimo per il Pd e per il governo. Il Nazareno, insieme all’area grillina di Roberto Fico e Vincenzo Spadafora, è alla ricerca di un nome che unisca lo schieramento (da Paolo Siani a Raffaele Cantone, da Sergio Costa a Gaetano Manfredi i profili preferiti in questa fase). I continui proclami del governatore della Campania ostacolano un processo iniziato già da tempo e che subirà un’accelerazione importante subito dopo le Suppletive per il Senato a Napoli e Roma. Proprio le Suppletive sono la scusa con cui i dirigenti dem cercano di far saltare la direzione-passerella convocata da Annunziata.

A remare contro il segretario regionale, oltre all’area Zingaretti, pare ci siano anche il capogruppo in Regione Mario Casillo e il deputato Lello Topo. Antonio Marciano, invece, consigliere regionale e fedelissimo deluchiano, chiede chiarezza a Roma e chiama in causa la segreteria nazionale: “Parliamoci senza ipocrisia. Questa storia di voler rinviare la direzione regionale del partito a dopo le Suppletive per evitare che la discussione possa danneggiare l’esito del voto di domenica 23 mi sembra un po’ forzata. Siamo impegnati tutti per vincere con Sandro Ruotolo. Anzi, chiedo al segretario Leo Annunziata di invitare il nostro candidato ad intervenire alla direzione regionale così come ha fatto in quella metropolitana ed a incitare ancor di più tutti nel rush finale. Nessuno intende distrarsi da questo appuntamento elettorale decisivo per la tenuta della maggioranza in Senato, ma ricordo a quanti dicono che “bisogna fare una cosa alla volta” che Nicola Zingaretti nelle conclusioni dell’ultima direzione nazionale ha annunciato la convocazione dell’Assemblea Nazionale per il 22 febbraio, il giorno prima del voto che riguarda Napoli ed altre due regioni”.

Parole forti che sottolineano l’ennesima spaccatura in casa Pd. Marciano, infine, chiede non solo di confermare la direzione regionale, ma propone che sia presente il segretario nazionale: “Visto che è stato rivolto un esplicito appello a Nicola Zingaretti perché si rinvii la direzione regionale, spetta al segretario nazionale assumere una esplicita iniziativa. Si ritiene utile prendere ancora qualche giorno? Lo si dica subito, si indichi la nuova data e a questo punto alla presenza della segreteria nazionale. Evitiamoci un’altra settimana di inutili chiacchiere”. Insomma, i deluchiani provano a giocarsi l’ultima carta a loro disposizione. Ma è un braccio di ferro perso in partenza. Lo sa bene il figlio del governatore, Piero. In queste settimane il parlamentare salernitano non sta seguendo più di tanto le indicazioni del pare. De Luca jr infatti sta coltivando i rapporti romani per poter rivendicare un ruolo di sottogoverno o, perché no, in Europa. Solo pochi giorni fa, mentre tutto il suo partito era riunito al Nazareno per la direzione nazionale in cui si sarebbe dovuto parlare delle Regionali, lui era ad una iniziativa con il presidente dell’europarlamento David Sassoli e con il ministro per gli Affari Europei Enzo Amendola. Non è una partecipazione casuale. Già da un po’ il primogenito dell’ex sindaco di Salerno sta provando a costruirsi un profilo politico autonomo e quanto più autorevole possibile. Lontano dallo scontro frontale avviato dal padre nei confronti dei vertici dem, prova a giocarsi una partita in proprio. Per quanto è possibile.

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