Pechino 2022: lo sport contro il boicottaggio. Malagò: “Non strumentalizzare i Giochi”

Gli atleti prima di tutto. Il resto è schermaglia internazionale tra governi che non deve invadere lo spirito e la bellezza dei Giochi.

ROMA – Gli atleti prima di tutto. Il resto è schermaglia internazionale tra governi che non deve invadere lo spirito e la bellezza dei Giochi. Il giorno dopo lo strappo dell’amministrazione Biden che ha ufficializzato il ‘boicottaggio diplomatico’ degli Usa ai Giochi invernali di Pechino 2022 in segno di protesta contro le violazioni dei diritti umani nello Xinjiang, il mondo dello sport invita con forza a tenere lontana la politica dai cinque cerchi, soprattutto in un momento in cui con la pandemia gli sforzi degli organizzatori per allestire i Giochi diventano la prima vera sfida da vincere. “La mia posizione è la stessa del presidente del Cio. Bach ha detto che non ci deve essere strumentalizzazione sui Giochi olimpici e noi siamo aderenti a questa impostazione. Ci sono dei giochi che prescindono dal mondo dello sport che io rappresento”, ha dichiarato il presidente del Coni, Giovanni Malagò, sottolineando il valore dei Giochi in questo momento storico. “Con tutto quello che succede nel mondo con la pandemia, c’è un Paese che si prende oneri e onori di gestire un’organizzazione come le Olimpiadi e salvaguarda tutto il mondo sportivo. Pensate agli atleti e a cosa penserebbero, cosa sarebbe la loro vita senza le Olimpiadi”, ha aggiunto pur riconoscendo che si parla di un “paese su cui poi i politici devono dare le loro opinioni, perché questo fa parte del loro ruolo e delle loro responsabilità”.

I Giochi sono sempre stati ‘strattonati’ dalla politica dovendo fronteggiare pesanti crisi diplomatiche. Il richiamo è a Mosca ’80 o a Los Angeles ’84 e prima ancora alle Olimpiadi del 1976 a Montreal. Paragoni che sono assai lontani dalla situazione attuale. “E’ un boicottaggio molto diverso da quello del passato. Non voglio pronunciare la frase del ministro degli esteri cinesi che ha detto di non mescolare lo sport con la politica, mi sembra un po’ banale. Ma oserei dire che si può parlare di ‘minimo sindacale’. Il boicottaggio diplomatico significa solo che non manderanno, e non è la prima volta, dei rappresentanti di alto livello ai Giochi. Vabbè, sopravviveremo”, ha commentato a LaPresse, Mario Pescante, ex presidente del Coni dal 1993 al 1998, ex membro Cio che ha assunto al carica onoraria nel 2018. “L’importante è che i Giochi si facciano, che gli atleti non abbiano danni da questa decisione e che i partecipanti statunitensi non paghino il conto come accaduto a Mosca ’80 un secolo fa. Io c’ero. Anche gli atleti italiani militari non poterono partecipare allora”, ha aggiunto Pescante. Sull’intreccio tra sport e politica ha spiegato: “Alle federazioni internazionali non c’è mai stata nessuna necessità di farglielo capire che non c’è bisogno di coinvolgere gli atleti. E’ la politica invece che non capisce. Quando nel 1980 ci fu quel boicottaggio non diplomatico, il dato è stato che dopo 40 anni la guerra in Afghanistan c’era ancora e sappiamo tutti come è terminata. Questo proviamo a dirlo da sempre, noi, le federazioni internazionali e il Cio”.

Anche per la pluricampionessa olimpica Manuela Di Centa, sette medaglie ai Giochi (due ori a Lillehammer 1994) e membro onorario del Cio, l’importanza è la salvaguardia degli atleti. “Voglio rimanere nell’ambito del cuore dell’Olimpiade, ovvero della gioventù del mondo che si ritrova. Sono gli atleti che rappresentano i Giochi Olimpici. Gli ‘invitati’ sono loro. E’ questo il momento di sottolineare l’alto valore che rappresentano le Olimpiadi, aver dato la possibilità agli atleti di gareggiare soprattutto in un momento come questo, di grande difficoltà per le vicende pandemiche. E’ questa la grande bellezza, il nucleo dell’Olimpiade”, ha concluso.

di Luca Masotto

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