Capua. Peculato, condannato l’ex sindaco Antropoli. Assoluzione per Cicia

E’ accusato di aver usato quando era primo cittadino per fini privati l’auto del Comune tra il 2013 e il 2016. Ha incassato 2 anni (con pena sospesa). Per il Tribunale di S. Maria C.V. colpevole anche Merola, al tempo autista del Municipio

CAPUA – Condanna in primo grado per l’ex sindaco e chirurgo Carmine Antropoli e per Salvatore Merola: accusati di peculato, hanno incassato rispettivamente 2 anni e un anno e 8 mesi di reclusione (per entrambi pena sospesa). L’inchiesta che ha trascinato i due a processo aveva coinvolto anche Lucrezia Cicia, già consigliera comunale di Caserta e compagna di Antropoli, ma il Tribunale l’ha assolta. Ad emettere il verdetto è stato il collegio presieduto dal giudice Giovanni Caparco. Nel corso del dibattimento è toccato al pm Sergio Occhionero portare in aula la tesi della Procura di Santa Maria Capua Vetere.

Il chirurgo, stando alla ricostruzione degli investigatori, in alcune circostanze, tra il 2013 e il 2016, quando ricopriva la carica di primo cittadino di Capua, avrebbe usato l’auto del Comune, un’Alfa Romeo Giulietta, oggetto di leasing tra l’Ente e la società Leasys, “per finalità estranee a scopi istituzionali”. A guidarla era Merola, all’epoca dipendente del Municipio con mansione di autista.

L’inchiesta che ha dato il via al processo era stata innescata dalla denuncia sporta da Luigi Brandi, ex direttore del Museo d’Arte Contemporanea, scomparso nell’agosto del 2016. Il capuano consegnò del materiale raccolto sul presunto illecito, commesso dall’allora sindaco, al Comando provinciale dell’Arma di Caserta. Successivamente l’indagine, coordinata nella fase iniziale dal pm Valentino Battiloro, venne poi delegata al commissariato di polizia di Sessa Aurunca.

La procura sammaritana ha sostenuto che nell’aprile del 2013 il medico si sarebbe servito di Merola, quale autista privato, distogliendolo dai propri compiti istituzionali, per accompagnare Cicia, con la vettura del Municipio, nel tragitto casa-lavoro o per altre necessità di carattere personale. In altre circostanze, questa la tesi dell’accusa, Antropoli si era servito sempre di Merola per farsi accompagnare a Napoli, presso l’ospedale Cardarelli dove lavorava.

Merola era finito a giudizio anche per truffa: si sarebbe fatto rilasciare ricevute dai responsabili di stazioni di servizio attestanti, dice l’accusa, il pagamento di carburante in misura maggiore rispetto a quello realmente erogato all’atto del rifornimento dell’Alfa. Quegli scontrini, successivamente, sarebbero stati presentati all’ufficio contabile del Comune di Capua per il rimborso. Basandosi sulle carte prodotte dall’autista, però, il dipendente, chiamato a risarcirlo della spesa anticipata, gli dava una somma più alta di quella realmente pagata al distributore. E Merola, avvalendosi di quell’ipotizzato meccanismo, dal maggio del 2013 al giugno del 2016, si sarebbe messo in condizioni di intascare, danneggiando l’ente capuano, la differenza tra l’importo indicato sulla ricevuta e la somma corrisposta al momento del rifornimento. Ma questa ricostruzione non è stata ratificata dal Tribunale che lo ha assolto in relazione all’ipotizzato raggiro ai danni del Municipio.

Entro aprile il palazzo di giustizia dovrebbe rendere note le motivazioni della condanne. Una volta depositate, gli avvocati di Antropoli e Merola si metteranno sicuramente al lavoro per presentare ricorso in Appello contro la sentenza e dimostrare l’innocenza dei propri assistiti.

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