Pedopornografia, perquisizioni in 16 regioni: tre arresti e 119 indagati

CATANZARO – Oltre cento perquisizioni sono state eseguite dalla polizia su tutto il territorio nazionale, nell’ambito di una vasta indagine di contrasto alla pedopornografia online, condotta a carico di svariati soggetti che utilizzavano social network per scambiare materiale, anche in ambito internazionale. L’attività, iniziata più di un anno fa dalla polizia postale di Reggio Calabria sotto la direzione della procura della Repubblica Distrettuale di Catanzaro, guidata da procuratore Nicola Gratteri, e con il coordinamento del procuratore Giancarlo Novelli, trova origine nelle segnalazioni di carattere internazionale recepite dal Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni nell’ambito del coordinamento svolto in tale materia.

Gli upload del materiale illecito riguardavano minori abusati o vittima di violenze, la maggior parte dei quali in tenera età e, in alcuni casi, anche neonati. Da qui è stata sviluppata dagli investigatori l’articolata indagine, che, anche grazie alla precisione nella conduzione di accertamenti informatici, ha consentito di dare una identità agli username utilizzati in rete dai 119 indagati, deferiti all’Autorità Giudiziaria e destinatari di altrettanti decreti di perquisizione personale, locale ed informatica emessi dal sostituto procuratore di Catanzaro, Saverio Sapia, la cui esecuzione, grazie alla preziosa collaborazione degli altri Uffici territoriali della Postale, si è distribuita in 16 diverse regioni e 60 province, con maggiore incidenza in Lombardia, Piemonte e Veneto, aree geografiche nelle quali risiedono quasi la metà dei soggetti attinti da provvedimenti.

In più di 80 casi, durante le perquisizioni informatiche condotte sui dispositivi in uso agli indagati, sono stati ritrovati gli account utilizzati per le richieste di materiale illecito, consentendo agli operatori di isolare, in prima battuta, la presenza di circa 28.000 immagini e 8.000 video a carattere pedopornografico e di sequestrare più di 230 dispositivi informatici di varia natura (cellulari, tablet, hard disk, pen drive, computer, cloud, account email e profili social associati). In tre di questi casi, l’ingente quantitativo di media pedopornografici rinvenuti ha fatto scattare l’arresto in flagranza di reato dei responsabili, residenti nelle Province di Imperia, Pistoia e Reggio Calabria.

Gli altri soggetti, denunciati a piede libero, abbracciano un’ampia forbice anagrafica, compresa tra i 18 e i 72 anni, circostanza che, unita alla dislocazione in diversi contesti sociali, mette in risalto l’assoluta trasversalità del fenomeno criminale, che ricomprende professionisti studenti, disoccupati, pensionati, impiegati privati e pubblici, compresi militari, un appartenente alle forze di polizia e una guardia particolare giurata.

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