Pizzo nel nome dei Mazzarella, quattro uomini dietro le sbarre

Salvatore Ricciardi e Salvatore Meola

NAPOLI – Estorsione da migliaia di euro per l’affitto di un appartamento, quattro persone in carcere. Evocavano l’appartenente al clan Mazzarella per spillare soldi a un uomo di Pomigliano d’Arco. In carcere sono finiti Vincenzo Basso, 29 anni, l’amico e presunto complice Sergio Bamundo, 32 anni, Salvatore Ricciardi, 41 anni e suo cognato Salvatore Meola, 52 anni compiuti da una decina di giorni.
Il blitz ieri mattina a Pomigliano d’Arco, teatro dei fatti e città in cui vivono indagati e vittima.

La misura cautelare

I carabinieri della compagnia di Castello di Cisterna hanno eseguito l’ordinanza di applicazione della misura cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Napoli (dottoressa Valentina Gallo), su richiesta della Procura della Direzione distrettuale antimafia, a carico dei quattro, ritenuti gravemente indiziate, a vario titolo, dei reati di estorsione e di tentata estorsione, aggravate dal metodo mafioso, avendo le medesime evocato la forza di intimidazione del clan Mazzarella, operativo anche sul territorio di Pomigliano d’Arco. Metodo mafioso sì, ma secondo il gip non avrebbero agevolato la cosca.

Le accuse

In particolare, le condotte sarebbero state poste in essere, mediante ripetute minacce e violenze, ai danni di una persona per costringerla a lasciare un appartamento che aveva in locazione e a pagare, in più occasioni, somme di denaro. Il provvedimento eseguito è una misura cautelare, disposta in sede di indagini preliminari, avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione, e i destinatari della stessa sono persone sottoposte alle indagini e quindi presunte innocenti fino a sentenza definitiva.

L’incubo

L’incubo, per l’uomo che ha denunciato i presunti estorsori, ha inizio nel mese di novembre dell’anno scorso. Il denunciante si rivolge ai carabinieri di Pomigliano d’Arco. Conduce in locazione un appartamento di proprietà di un uomo col quale si sono inclinati i rapporti quando si sono verificate delle infiltrazioni d’acqua nell’appartamento. L’uomo riceve una telefonata da un uomo che si presenta come Giuseppe. Quest’ultimo gli dice che vuole incontrarlo e che agisce per conto del proprietario di casa. Afferma di appartenere alla criminalità organizzata e che bisogna versargli mille euro per il suo ‘scomodo’.

Il racconto

A inizio novembre, stando alla denuncia, l’affittuario riceve una telefonata da tale ‘Salvatore ‘e nannina’, al secolo Salvatore Ricciardi, che gli dice che lo sta aspettando a casa del proprietario dell’immobile. La presunta vittima si reca all’appuntamento, poi viene fatta salire in un’auto diretta a un bar. Salvatore ‘e nannina gli dice che a Pomigliano comanda lui e che doveva coprire i fitti scoperti e lasciare l’appartamento. Mille euro in due rate da cinquecento, la prima a dicembre, la seconda a gennaio. Poi Salvatore sparisce: viene arrestato in un maxi blitz. Ma subentra il cognato Meola, che si fa consegnare 500 euro.

La ricostruzione

Piegatosi alle richieste estorsive, l’affittuario crede che il peggio è alle spalle. Ma si sbaglia. Arriva tale Vincenzo (Vincenzo Basso); si presenta come amico e appartenente a Salvatore Ricciardi e ai Mazzarella. Il diktat è chiaro: ora è a lui che deve pagare il pizzo. E gli dà una scadenza, una deadline da rispettare: il 31 marzo. A quel punto arriva il presunto complice Sergio Bamundo, che non va per il sottile: lo colpisce con calci e pugni e gli dice che “questo era solo un avvertimento, così non puoi scordati che ci devi pagare, devi lasciare la casa, per oggi è andata pure bene, ma la prossima volta non finirà così. Ricordati che hai moglie e figli”. In un’altra occasione, la vittima viene minacciata di morte: “Ti facciamo saltare in aria”. Poi la denuncia, le indagini e il blitz.

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