Plagio, Saviano e Berlusconi alle prese col ‘caso Gomorra’

Clemente: “Lo dice la Cassazione: ci devono una quota degli utili”

Nel fotomontaggio Roberto Saviano e Silvio Berlusconi. Sullo sfondo uno store Mondadori (©foto LaPresse)

NAPOLI (Antonio Di Somma) – E’ stata appena fissata la data della prima udienza per la determinazione dell’importo che Roberto Saviano e la Mondadori di Silvio Berlusconi dovranno versare a titolo di risarcimento alla Libra Editrice per il plagio degli articoli di Cronache di Napoli e di Caserta nel romanzo “Gomorra”. L’appuntamento è per il 27 settembre prossimo e ieri il direttore editoriale delle testate Ugo Clemente (nella foto qui accanto) è stato contattato dall’agenzia di stampa AdnKronos per una intervista sulla vicenda.
Clemente è il responsabile dell’ufficio legale interno della cooperativa di giornalisti che edita i due quotidiani e il sito Internet www.cronachedi.it. La causa per plagio in sede civile, in cui la Libra è difesa dagli avvocati Marco Cocilovo e Mauro Di Monaco, si è conclusa nel 2015 nel merito con una sentenza definitiva di condanna nei confronti di Mondadori e Saviano per l’illecita riproduzione degli articoli dei quotidiani locali nel best-seller.
La suprema Corte, però, ha rinviato alla Corte di Appello per la determinazione dell’entità del risarcimento. Dopo una prima pronuncia dei giudici di Napoli, la Cassazione ha invitato la Corte (in diversa composizione) a tenere come punto di riferimento, ai fini della quantificazione del danno subito dalla cooperativa, la stima degli utili illecitamente realizzati da Mondadori e Saviano in violazione dei diritti di proprietà intellettuale della Libra.
Ora il nuovo collegio dovrà procedere alla determinazione dei ricavi derivanti dalla vendita del libro e dalle altre opere tratte da esso. E a fissare una percentuale da applicare alla somma così calcolata per la quantificazione del risarcimento. Una situazione che preoccupa, e non poco, il dominus della casa editrice di Segrate e lo stesso scrittore. Tanto che da tempo quest’ultimo cerca di minimizzare, affermando di essersi limitato a “riportare un passaggio di un articolo tra virgolette attribuendolo genericamente a un giornale locale”.
Cosa non vera, in quanto secondo la Cassazione si è letteralmente appropriato degli articoli scritti dai giornalisti di Cronache, inserendoli nel libro e spacciandoli per una propria ricostruzione di eventi e circostanze relativi alla camorra campana.
I vari aspetti della vicenda vengono enucleati proprio nell’intervista realizzata da Luca Rocca per AdnKronos.
Si terrà il prossimo 27 settembre la prima udienza davanti alla Corte d’Appello di Napoli per la rideterminazione delle somme che lo scrittore Roberto Saviano e la Arnoldo Mondadori Editore dovranno risarcire alla Libra Editrice, società editrice dei quotidiani Cronache di Napoli e Cronache di Caserta, per l’illecita riproduzione nel libro “Gomorra” di parte di tre articoli pubblicati dai quotidiani nel 2005. Un tuo commento?
“La questione è più ampia di come Saviano e Mondadori la rappresentano. Prima di “Gomorra” Saviano era un assiduo frequentatore della nostra redazione. Grazie ai buoni uffici di qualche cronista ha avuto a disposizione il nostro archivio e ha potuto così apprendere la storia criminale di Napoli e Caserta dei 10 anni precedenti. Quando ha cominciato a lavorare al romanzo non ha dovuto fare altro che rielaborare ciò che noi avevamo già scritto. Gli articoli per i quali è stato riconosciuto il plagio sono quelli che, evidentemente, non potevano essere riscritti perché se ne sarebbe perso il senso. Parliamo di quelli in cui si racconta della struttura interna del clan, dei patti tra cosche e dell’arresto del boss Paolo di Lauro. Ma in numerosi altri casi i giudici, pur non riscontrando il plagio vero e proprio, hanno riconosciuto dettagli contenuti nel libro che erano già stati riportati in esclusiva da noi in precedenza. Insomma, possiamo dire che a parte singoli episodi di colore, l’ossatura del romanzo è materiale abilmente riciclato”.
Roberto Saviano e Arnoldo Mondadori Editore erano stati condannati in appello a risarcire Libra Editrice con 6mila euro, ma Libra Editrice ha presentato ricorso in Cassazione ritenendo la quantificazione non congrua. Come consideri un risarcimento di 6mila euro a fronte di un plagio accertato per un libro di enorme successo?
“Mi riporto a quanto la Cassazione ha dovuto specificare in due successive pronunce. Il risarcimento deve essere determinato in considerazione degli utili illecitamente realizzati in violazione dei diritti della Libra Editrice sugli articoli dei propri giornalisti. Gomorra ha venduto decine di milioni di copie nel mondo. E all’epoca Saviano era uno sconosciuto. Nonostante questo successo, i suoi libri successivi non hanno certo prodotto risultati paragonabili al primo in termini di vendita, siamo nell’ordine delle migliaia di copie. Teniamo conto che grazie alla notorietà guadagnata con Gomorra Saviano ha avuto la possibilità di promuovere le sue opere successive anche sulle reti televisive nazionali, ospite della De Filippi, di Fazio e persino a Sanremo. È evidente che “Gomorra” avesse qualcosa in più”.
Nel dicembre del 2021 la Suprema Corte ha così nuovamente rinviato alla Corte d’Appello la quantificazione del danno, per la quale però stavolta andrà tenuto conto degli utili derivanti dall’enorme successo ottenuto dal romanzo “Gomorra”. Troppo pochi, dunque, secondo i giudici della Cassazione, i 6mila euro indicati nella sentenza di secondo grado. Quale sarebbe, a tuo avviso, un risarcimento congruo?
“Atteniamoci ai dati. Oggi, ad esempio, il libro più venduto è quello di Matteo Renzi. Saviano lo segue a una certa distanza. Parliamo di quanto, di diecimila copie a voler essere ottimisti? Gomorra ha venduto 12,5 milioni di copie in tre anni, dal 2006 al 2009. Da allora sono passati altri 13 anni e Gomorra è diventato un marchio paragonabile a quello di McDonald’s. Volendo essere realisti possiamo ipotizzare che abbia venduto 50 milioni di copie. Poi consideriamo che dall’opera sono stati tratti film, opere teatrali e una serie Tv che solo nel 2016, alla seconda stagione su sei, era già stata distribuita in 170 paesi. Per il risarcimento andrebbe determinata una percentuale da applicare agli utili derivanti dallo sfruttamento dell’opera. E questo lo lascerei fare ai giudici della Corte di Appello di Napoli”.
La condanna per plagio di Saviano, plagio accertato in via definitiva nel 2015, passò quasi sotto silenzio. A tuo avviso, perché?
“Non direi che è passata sotto silenzio. Anzi. Nei tre giorni successivi i principali quotidiani nazionali e le agenzie di stampa riportarono esattamente il contrario della verità, affermando che Saviano aveva vinto la sua battaglia legale. Eppure dalla semplice lettura della sentenza era facilissimo verificare che Saviano era stato condannato per plagio in via definitiva. Non dimentichiamo che in questa vicenda l’attore principale non è tanto Saviano, che prima di Gomorra era uno sconosciuto persino per i cronisti campani. Stiamo parlando della prima casa editrice italiana e forse europea, parte consistente della galassia imprenditoriale che fa capo all’uomo più potente d’Italia, Silvio Berlusconi. Una corazzata che comprende Fininvest e Mediaset, che nei settori dell’editoria, della comunicazione e dell’informazione non ha concorrenti diretti, in grado di influenzare anche i principali canali di informazione pubblici”.

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