GENOVA – Sedici giorni fa la tragedia. Il crollo del ponte Morandi ha creato disperazione e morte. La città, ora, lentamente, si sta facendo forza per ripartire. Il luogo dove è avvenuto il disastro va fatto rivivere. E non per forza con un nuovo ponte. Perché c’è chi, come l’architetto Sandro Maccallini, ci vede un tunnel.
Il progetto di Maccallini: un tunnel sullo ‘stile’ del traforo del Monte Bianco al posto del ponte Morandi
Il progetto, da intendere solo come un’idea – al momento – prevede “un tunnel al posto del ponte, sovrastato da un grande parco urbano sulle sponde del Polcevera dove poter ricordare anche le vittime del crollo. Una soluzione più sicura, ecologica e funzionale che potrebbe andare a rinforzare la vocazione turistica e culturale di Genova”, come ha spiegato lo stesso 70enne.
L’architetto prenderebbe spunto dal traforo del Monte Bianco, con una suddivisione in tre sezioni: una ferrata, l’altra camionabile e una terza veicolare. Lo scavo, lungo dai 3 ai 15 chilometri, sarebbe realizzabile secondo Maccallini “con una ‘talpa’ ipertecnologica che mentre fora roccia e terreno, procede con una sorta di tubo in cemento armato gettato in opera”.
Meno pericoli, basso impatto sull’ambiente e il salvataggio delle case a rischio abbattimento
Ma perché costruire un tunnel invece di far ‘risorgere’ il ponte? “Sarebbe immediatamente cantierabile, non interferendo con la circolazione e la vita di superficie – spiega l’architetto – Inoltre eliminerebbe i rischi legati a pioggia, ghiaccio e vento riducendo il numero degli incidenti. E ci sarebbe un impatto zero sul fronte dell’inquinamento acustico e atmosferico. Insomma, un nuovo modello di città con una vivibilità a misura d’uomo distinta dalla città dei commerci marittimi e dell’industria”. E poi, seguendo lo sviluppo immaginato da Maccallini, il tunnel “consentirebbe di conservare le case e gli insediamenti sotto il ponte Morandi che al momento rischiano di essere abbattuti”.