Ponticelli, incendiata l’auto della sorella del boss De Luca Bossa

Ponticelli, incendiata l'auto della sorella del boss De Luca Bossa
Ponticelli, incendiata l'auto della sorella del boss De Luca Bossa

NAPOLI – Rischio escalation nella faida a Ponticelli. Il giorno dopo l’auto bruciata con il water e le scritte contro i ‘Bodo’, è stata incendiata la macchina della sorella del boss Antonio De Luca Bossa (nella foto), alias Tonino ’o sicc (fratello di Christian Marfella). La donna è lontana dalle dinamiche criminali. Secondo gli investigatori, è stata presa di mira la sua vettura, perché in quel momento il bersaglio più esposto. Insomma un caso: serviva lanciare un messaggio ai De Luca Bossa. E così è stato.  

Il veicolo era parcheggiato davanti casa al Lotto 0. Il raid nel cuore della notte. I pompieri hanno effettuato i rilievi: il rogo violento e rapido, c’è stato un innesco con un acceleratore. Insomma l’ipotesi è un assalto incendiario. Ci lavorano gli specialisti della squadra mobile e del commissariato. 

Ad oggi gli inquirenti sospettano una risposta al raid incendiario contro i De Micco: la tempistica è da brividi e indica un assalto e una ritorsione nel giro di 24 ore.

I nuovi scenari sono imprevedibili e la Procura ha acceso i riflettori sul quartiere di Ponticelli.

Ecco una ricostruzione probabile, elaborata dagli investigatori dopo gli ultimi episodi di cronaca. I De Luca Bossa-Minichini hanno assaltato i fortini dei De Micco-De Martino. Li colpiscono intorno alle loro roccaforti, come per fare terra bruciata. Ma le risposte dei ‘Bodo’ sono immediate, nel giro di uno-due giorni. E nel linguaggio camorristico significa che sono pronti a contrattaccare: vogliono respingere a tutti i costi la loro avanzata. Anche le reazioni repentine sono un segnale: abbiamo la capacità di colpirvi in qualunque momento.  

Dal 2012 ad oggi il clan De Micco ha fatto di tutto per riprendersi la scena a Ponticelli. E ha sfruttato al massimo le retate, che hanno azzerato i ‘quadri’ dei rivali. Così a partire dal mese di settembre 2012 e fino agli ultimi arresti si sono resi autori di continue azioni di fuoco per sancire la supremazia assoluta sul territorio, soppiantando le organizzazioni preesistenti, o che stavano cercando di farsi strada in seguito alla disarticolazione del clan Sarno. I raid armati erano prevalentemente eseguiti nelle piazze di spaccio e diretti ad accaparrarsi in maniera esclusiva la gestione del traffico di sostanze stupefacenti. Per oltre due anni i ‘Bodo’ hanno dettato legge nel quartiere. Poi l’arresto di Marco De Micco ha stravolto gli equilibri. E i De Luca Bossa-Minichini si sono fatti di nuovo avanti: sono usciti dal rione Lotto 0 con le moto e hanno cominciato a farsi vedere in giro. Anche lontano dalle loro basi. Non avevano più timori. Il resto è cronaca di questi giorni. Con le scarcerazioni eccellenti dall’una e dall’altra parte e la partita di nuovo aperta. La storia parte da lontano. Negli anni scorsi la faida tra il clan De Micco ed i D’Amico è costata ad Antonio De Luca Bossa ’o sicc anche la perdita di un nipote, Antonio Minichini, ucciso il 29 gennaio 2013 per errore, mentre si trovava in compagnia di Gennaro Castaldi, ritenuto vicino ai D’Amico. La ricostruzione dell’agguato avvenne attraverso le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, riscontrate dalle attività di polizia giudiziaria.

Dalle ‘stese’ agli agguati, cambia la strategia

Dalle minacce ai raid armati. C’è un cambio di strategia nella faida a Ponticelli. Ne sono certi gli investigatori, che esaminano gli ultimi episodi di cronaca nel quartiere.

Fino a qualche settimana fa, i gruppi di fuoco seminavano il panico nelle roccaforti dei rivali. Dall’alba al tramonto. Ma è soprattutto la notte, che i commando entrano in azione. Quando le strade nei rioni sono meno presidiate. Oggi le ‘batterie’ hanno alzato la mira e puntato la canna della pistola più su. La settimana scorsa due uomini in moto hanno ferito a colpi d’arma da fuoco Bruno Esposito e Salvatore Castellano. In pieno giorno, era venerdì pomeriggio. Colpiti alle gambe. Come una sorta di punizione. Forse dopo una lite – sospettano gli inquirenti – o uno ‘sconfinamento’. Avrebbero potuto sparare contro l’utilitaria. Invece hanno ferito il 43enne e il 42enne in via Carlo Miranda (zona di confine, definita anche ‘cuscinetto’). Di certo il commando non voleva uccidere, ma lanciare un segnale forte: un avvertimento chiaro. 

Le forze dell’ordine ritengono i due ‘autonomi’, ma vicini agli ambienti dei De Micco, in guerra con i De Luca Bossa-Minichini.  

La scarcerazioni hanno riacceso le polveri dello scontro tra le cosche

Scarcerazioni e arresti dall’una e dall’altra parte. Gli equilibri mutano rapidamente. E per le forze dell’ordine è uno dei motivi alla base del nuovo scontro nelle palazzine popolari nel quartiere Ponticelli. L’ultimo a tornare libero è Antonio Nocerino, detto brodino, ritenuto un esponente di primo piano dei De Micco, il clan dei tatuati, per le scritte inneggianti ai ‘Bodo’.  Il 26enne è tornato nel rione. 

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