Profondo rock, quarant’anni di progressive con i Goblin

Intervista a Claudio Simonetti, leader del gruppo: "Oggi i giovani non hanno cultura musicale"

Dario Argento e Claudio Simonetti

NAPOLI (Angela Garofalo) – Quando il legame tra la musica e il cinema si fa indissolubile si può avere la fortuna di restare icone per decenni. Come i Goblin. Ospite della XXI edizione dell’Afrakà Rock Festival di Afragola e reduce dal tour appena concluso, la band di Claudio Simonetti ha ricevuto il Premio per la Musica da Film “Piero Umiliani”, intitolato al compositore di fama internazionale. La figlia Elisabetta ha consegnato il premio ai Goblin “Per le colonne sonore dei film Suspiria e Profondo Rosso di Dario Argento.
All’Afrakà Rock Festival, grazie all’idea visionaria del direttore artistico Lino Vairetti, frontman degli Osanna, si sono alternate band di respiro internazionale che hanno tracciato, in maniere indelebile, un periodo musicalmente all’avanguardia in Italia e nel mondo, ieri come oggi. Nate quasi tutte negli anni Settanta, epoca di sperimentazioni musicali al limite del maniacale e dell’irrealizzabile, sono state specchio di un’epoca di forti tumulti e crisi economiche. Anni difficili, dove la realtà non veniva filtrata né edulcorata anzi, impattava su tutti con violenza e fascinazione. I social ancora non esistevano, men che meno i personal computer. Inimmaginabile avere un telefonino da portare a spasso. C’era la musica e altro. Molti scelsero la prima. I Goblin sono forse l’unica band al mondo ad avere nel proprio repertorio famosissime colonne sonore di film, scritte e interpretate da loro stessi. Il loro nome è indissolubilmente legato a quello del regista di horror Dario Argento, per il quale hanno firmato pezzi che oggi sono monumenti. All’attivo oltre 25 album, svariate raccolte live, Ep, tour infiniti, 40 anni di carriera. L’ennesimo tour mondiale, chiusosi qualche giorno fa, ha contato ben 42 concerti: 2 in Giappone e 40 tra Usa e Canada, due mesi di tour e migliaia di spettatori. Numeri che farebbero gola a qualsiasi artista. Ma per una band italiana che è da oltre quarant’anni su un palco, è magia, fortuna forse. Soprattutto talento.
Nel corso della sua esistenza il gruppo ha avuto new entry, pause e uscite: attualmente è formato da Claudio Simonetti alle tastiere, Bruno Previtali alla chitarra, Cecilia Nappo al basso e Titta Tani alla batteria.
Simonetti, figlio del maestro Enrico, famoso conduttore e direttore d’orchestra nei programmi Rai dei mitici anni Sessanta, insieme a Massimo Morante fondò i Goblin sulle ceneri dei Cherry Five. Ruolo fondamentale in questo inizio lo ebbe proprio Simonetti senior, che portò suo figlio e i suoi amici alla Cinevox Record. Era il 1974. “Ci siamo trovati al momento giusto al posto giusto – ricorda Claudio – Dario Argento cercava una colonna sonora per il suo film Profondo Rosso. E noi la scrivemmo. Forse siamo stati la prima band a scrivere una colonna sonora per un film”. Da lì è tutto un crescendo: Profondo Rosso venderà oltre 4 milioni di copie, poi ci saranno Roller, Suspiria, Zombi, Phenomena, Dèmoni. Claudio Simonetti ha avuto una carriera costellata di collaborazioni e composizioni per programmi Rai, lavorando con Boncompagni, Magalli, Pippo Baudo. E tra gli innumerevoli brani da lui composti, nel 1981 scrisse, forse molti non lo sanno, un evergreen che registrò vendite astronomiche: “Gioca jouer” di Claudio Cecchetto.
Durante la serata di sabato al Teatro Gelsomino di Afragola, i Goblin hanno suonato i celebri brani tratti dalle colonne sonore dei film di Dario Argento e altri estrapolati dalla loro immensa discografia. Incontriamo Claudio Simonetti a pochi minuti dallo spettacolo.
Raccontare 40 anni di carriera avviene con più emotività o lucidità?
Oggi con lucidità. Allora eravamo molto emotivi, forse nemmeno capivamo cosa ci stesse accadendo. Quando ho scritto Profondo Rosso non avevo ancora compiuto 23 anni. Era un gioco, non ci aspettavamo un tale successo. Non eravamo preparati e nemmeno sapevamo come affrontarlo.
A differenza di tanti artisti, voi non avete mai abbandonato il vostro genere musicale. Perché sarebbe come tradire un giuramento o, semplicemente, perché siete prog rock dentro?
Noi non apparteniamo al vero prog rock, questo è un genere esploso agli inizi degli anni Settanta. Noi arriviamo dopo, a metà anni Settanta, e poi abbiamo fatto un percorso cinematografico che non faceva nessuno. Cioè, c’erano gruppi che facevano brani per i film, per esempio c’erano gli Osanna che avevano fatto Milano Calibro 9, ma le musiche erano di Bacalov. Invece noi con Profondo Rosso siamo stati i primi a scrivere anche le musiche. In realtà in Profondo Rosso le musiche doveva farle Giorgio Gaslini e noi eseguirle. Poi Dario Argento litigò con lui e noi ci siamo trovati al momento giusto nel posto giusto.
In 40 anni di carriera la band ha spesso cambiato formazione. Punto fermo Simonetti. La vita in una band è un po’ come un amore: non dura in eterno?
Infatti (sorride, ndr). Con l’altra formazione è stata un disastro, con questa attuale sono vent’anni che andiamo d’accordo. Tranne la bassista che si è aggiunta da quest’anno. Gli altri erano primedonne. Con troppi galli a cantare non si fa mai giorno.
Reduci da una tournee di ben 42 concerti, tra Giappone, Usa e Canada. Numeri che per le band italiane sono impensabili. Però in Italia…
L’Italia purtroppo è un paese strano, va a mode. Anche se abbiamo un bel pubblico che anche qui segue ancora il prog rock. Le nuove generazioni non hanno cultura musicale purtroppo.
Il Giappone, popolo così inquadrato e composto, è tra le mete fisse di molte band prog rock italiane. Come se lo spiega?
Si vede che gli diamo, con questo tipo di musica, sensazioni che non riescono ad avere in altro modo. Anche se lì amano tutta la musica italiana. Ad esempio, nello stesso luogo dove ci siamo esibiti noi, Gigliola Cinquetti ha fatto di recente due sold out.
Ad Afrakà ritirate un premio. L’Italia è stata generosa con voi da questo punto di vista?
A casa ho tantissimi premi, ricevuti qui in Italia. Se parliamo però di grandi premi, tipo il Donatello, non ne ho mai avuti. E nemmeno Dario Argento ne ha avuti. Sempre ignorati. Come se giudicassero certi generi di serie B e questa è una cosa bruttissima, visti i numeri e la fama che ciò che abbiamo fatto riscuote nel mondo.
Prossimi album o concerti?
Abbiamo concluso da poco il tour, ora ci fermiamo e riprendiamo a gennaio. Nel 2019 è prevista l’uscita di un disco con brani inediti.

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