Rebus regole e patto col Pd: rissa tra dimaiani e dissidenti

Critica la consigliera regionale Maria Muscarà: “Napoli ha un destino sfortunato, venduta per tre soldi”

NAPOLI – La promessa di ricostruzione del M5S da parte di Giuseppe Conte non placa gli animi dei grillini. In attesa che l’ex premier presenti il nuovo statuto il clima in casa pentastellata è teso, molti parlamentari hanno il timore che ancora una volta la montagna partorisca un topolino. In pratica ci si aspetta che cadano definitivamente anche gli ultimi pilastri: la scelta delle candidature con voto degli iscritti e la deroga al secondo mandato. Ad oggi non c’è un esponente del Movimento in grado di dire con certezza quale sarà il metodo per definire la rosa di candidati da inserire nelle liste per le Amministrative.

La fine della collaborazione con Davide Casaleggio implica che i grillini non abbiano, al momento, una piattaforma di riferimento su cui mettere al voto i nomi degli aspiranti candidati. Non potendo utilizzare Rousseau in che modo la base verrà ascoltata? E soprattutto gli attivisti avranno potere decisionale rispetto al candidato a sindaco nelle grandi città come Napoli dove pare 5 Stelle e Pd potrebbero puntare su un dem? I nodi da sciogliere sono tanti, fatto sta che il M5S naviga a vista e lo dimostra l’ipotesi paventata da diversi attivisti storici, consiglieri regionali, comunali e di municipalità di costruire liste di disturbo da presentare alle elezioni nel capoluogo campano.

Se così fosse l’attuale maggioranza pentastellata composta dai fedelissimi del ministro degli Esteri Luigi Di Maio e del presidente della Camera Roberto Fico incontrerebbe non poche difficoltà a comporre le liste di partito e a garantire la tenuta nei consensi che già alle Regionali ha fatto registrare un forte calo. Il Movimento compatto ha la possibilità di essere incisivo ma diviso rischia di perdere peso politico anche all’interno della coalizione, che va a comporsi, di un centrosinistra allargato appunto ai grillini.

“Napoli merita un’amministrazione che guardi con determinazione al suo rilancio – ha sostenuto il deputato Luigi Iovino – E questo deve essere l’unico obiettivo al quale tutti dobbiamo guardare, puntando a fare squadra. Dibattiti e confronti dentro e fuori le forze politiche sono importanti, purché tesi a costruire, soprattutto in un momento come questo”. Peccato che quello che molti denunciano è proprio l’assenza di confronto interno al Movimento.

“Napoli ha un destino sfortunato – ha affermato il consigliere regionale Marì Muscarà – Venduta per tre soldi. Evidentemente la palude di Giugliano, Caivano e Pomigliano, non basta. Si vuole la palude anche a Napoli dove i consiglieri comunali e municipali sono stati tenuti fuori dal tavolo a cui hanno partecipato tre persone non delegate da nessuno. Quando ho chiesto chi li avesse delegati non ho avuto risposta. Anche quando ho chiesto di dirmi almeno cinque temi prioritari su cui si è trovata sintonia con le altre forze politiche non ho avuto risposta. Napoli non interessa, avranno deciso che Roma va al M5S con la Raggi e Napoli al Pd?”.

Il problema dei pentastellati è lo scollamento tra ‘vertici’ e base. I fedelissimi dimaiani e fichiani in Campania parlano per nome e per conto dei capi bastone visto che ancora manca un leader politico a pieno servizio. Del resto Conte ha detto che a rendere ufficiale la sua nomina a leader 5 Stelle sarebbe stato il voto su Rousseau. Cancellata la piattaforma di Casaleggio dal percorso del Movimento la base sarà comunque interpellata? Un ex grillino campano come Pier Nicola Pedicini, europarlamentare, prende parte al ‘caso Fedez’ per ribadire, ancora una volta, tutti gli errori e controsensi del Movimento.

Un attacco durissimo contro Di Maio: “Conosco Luigi da tempo e devo dire che, oltre ad essere diventato un ipocrita, in tutto quello che fa non ci ha mai messo davvero il cuore. Un Paese democratico non può accettare nessuna forma di censura? E dove stava Luigi Di Maio quando ho provato a dire in faccia al Movimento tutti gli errori che erano stati commessi e non mi è stato permesso neanche di parlare agli Stati Generali?”. Insomma, tra l’azione di Alessandro Di Battista, l’addio di Rousseau, il pressing dei dissidenti e il lavoro messo in campo dagli ex, sembra che il Movimento stia per implodere. Non il miglior auspicio per iniziare un nuovo corso sotto l’insegna di Giuseppe Conte.

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